Imperatore romano (Roma 39 - Cotilia 81), Figlio di Vespasiano, quando il padre fu eletto imperatore nel 69, egli divenne Cesare. Aveva già partecipato a varie campagne, fra queste la guerra giudaica, della quale Vespasiano gli affidò il comando; nel 71 partecipò col padre al trionfo giudaico; divenne nello stesso anno correggente e gli successe nel 79. Regnò brevemente, morendo a soli 42 anni, e fu divinizzato poco dopo.
Figlio primogenito di Vespasiano e di Flavia Domitilla, sposò in seconde nozze Marcia Furnilla, dalla quale ebbe una figlia, Giulia. Partecipò col padre alla guerra giudaica, ed ebbe una parte importante in molte azioni vittoriose; poi (69) accompagnò il padre, già acclamato imperatore, in Egitto. Avuto l'incarico di porre termine alla guerra giudaica, iniziò (70) l'assedio di Gerusalemme; la resistenza dei Giudei fu disperata e durò ben cinque mesi. Anche il Tempio, forse contro la volontà del vincitore, fu distrutto. T. si recò quindi a Cesarea, a Berito, ad Antiochia e in Egitto, svolgendo un'importante azione politica. Tornato a Roma (71) celebrò uno splendido trionfo, di cui resta memoria nell'arco eretto in suo onore sulla via Sacra. Sempre nel 71, investito della potestas tribunicia e dell'imperium proconsulare, divenne coreggente nell'Impero, fu collega del padre anche nel consolato e nella censura, e altresì prefetto del pretorio. Quando successe al padre, l'opinione pubblica non gli era molto favorevole, poiché si era mostrato duro nel punire i sospetti e si era esposto a critiche per la sua vita licenziosa e la relazione con la giudea Berenice, che fu costretto ad allontanare da Roma. Ma da imperatore T. seppe liberarsi dei suoi difetti e mettere invece al servizio del bene pubblico le sue doti non comuni. Diede grande impulso all'attività edilizia: portò a termine l'anfiteatro Flavio (inaugurato con grandi celebrazioni nell'80), costruì le terme che da lui prendono il nome, fece riparare acquedotti e numerose strade. Il principale avvenimento militare fu la continuazione della conquista della Britannia per opera di Agricola, che portò il dominio romano fino alla linea Clota-Bodotria (Firth of Clyde-Firth of Forth); l'usurpazione in Asia Minore di Terenzio Massimo fu facilmente eliminata. Gravi calamità funestarono il suo regno: la grande eruzione del Vesuvio (79), che seppellì Pompei, Ercolano, Stabia, e a Roma un incendio che distrusse il tempio di Giove sul Campidoglio, la domus Tiberiana sul Palatino, i Saepta, il Pantheon e le terme di Agrippa (80). Verso coloro che erano stati colpiti da tali sventure T. mostrò non solo la sollecitudine di un sovrano, ma l'affetto di un padre. In seguito a un attacco di febbri, morì in Sabina. Unanime fu il compianto per la morte dell'imperatore che aveva meritato la qualifica di amor ac deliciae generis humani.