Acronimo di Sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa dovuta a un processo atrofico che colpisce elementi del sistema della motilità volontaria, provocando la paralisi progressiva degli arti e dei muscoli della deglutizione; è anche conosciuta con le locuzioni mediche di morbo di Gehrig negli USA (dal nome del campione americano di baseball Herny Ludwig "Lou" Gehrig al quale la patologia fu diagnosticata nel 1939) e malattia di Charcot in Francia (dal neuropatologo francese Jean-Martin Charcot, che fu il primo a descriverla nel 1860). Malattia rara a eziopatogenesi ignota (le forme familiari rappresentano circa il 5% dei casi) la cui incidenza, valutata in 1-3 casi ogni 100.000 abitanti, è superiore a quella della distrofia muscolare, la SLA colpisce soprattutto gli individui di entrambi i sessi di età compresa tra i 40 e i 70 anni, manifestandosi nelle fasi iniziali con mioclonie, debolezza muscolare e disturbi della fonazione. Tra gli sportivi, e segnatamente tra i calciatori, l'incidenza di questa patologia subisce un netto incremento: In Italia, tra la fine degli anni Sessanta del 20° sec. e il 2007, su un campione monitorato di 7325 professionisti essa è risultata del 6,45%; i casi accertati ammontano all'ott. 2008 a 51 calciatori. Tra le possibili ipotesi formulate per spiegare la relazione tra SLA e pratica sportiva vi sono, oltre all'impiego di farmaci dopanti volti a migliorare le prestazioni, il contatto con sostanze utilizzate per concimare e diserbare i campi da gioco, i ripetuti traumatismi connessi con l'esercizio professionale e l'abuso di integratori a base di amminoacidi e di farmaci antinfiammatori.
Giocatore di baseball nei New York Yankees dal 1925 e compagno di squadra del leggendario George Herman 'Babe' Ruth, Lou Gehrig (soprannominato il "cavallo d'acciaio") era figlio di immigrati tedeschi. Giocò 2130 partite di lega consecutive, record superato solo nel 1998 da Carl Ripken, ritirandosi dal gioco nel 1939, minato da un male all'epoca rarissimo ‒ la sclerosi laterale amiotrofica, poi ribattezzata con il suo nome ‒ a causa del quale morì due anni dopo. La sua vicenda fu riproposta nel film The pride of the Yankees (L'idolo delle folle, 1942), interpretato da Gary Cooper.