In meccanica applicata, dispositivo che consente di rendere pressoché uguali le velocità periferiche di due ingranaggi nel momento in cui vengono a imboccare uno con l’altro. L’adozione di un s. nei cambi di velocità degli autoveicoli rende la manovra del cambio più semplice, evitando al guidatore di dover eseguire la doppia manovra dei pedali (doppia debraiata o doppietta), e più silenziosa, evitando la cosiddetta grattata degli ingranaggi. In linea di principio il s. ha un dispositivo a frizione che, quando si effettua la manovra di innesto di una marcia, porta i due elementi che si devono accoppiare pressoché alla stessa velocità, dopo di che viene effettuato il vero e proprio innesto tra gli ingranaggi. Un tipo di s. è rappresentato nella fig.; esso realizza il collegamento rigido tra la ruota dentata a e il manicotto b, trascinato dall’albero motore del cambio; la ruota a è accoppiata permanentemente con un’altra ruota a dentatura elicoidale, posta, per es., sull’albero secondario del cambio. Quando s’innesta la marcia, la leva del cambio agisce sulla gola della corona di sincronizzazione c (collegata con coppia prismatica al manicotto b) e la fa scorrere portandola a contatto con l’anello di sincronizzazione d. Questo è un anello elastico di acciaio speciale, interrotto per un breve tratto e reso solidale alla ruota a mediante i due denti e di una molla anulare (che lo tiene in estensione) e l’anello di ritegno f. L’attrito tra d e c porta la ruota a alla velocità dell’albero, consentendo alla dentatura interna della corona c di innestarsi facilmente nei denti g della ruota a.
In elettronica, circuito o dispositivo circuitale usato per sincronizzare tra loro due o più generatori di segnali.
In zootecnia, s. degli estri o dei calori, pratica utilizzata per facilitare l’inseminazione artificiale, consistente nel somministrare agli animali in allevamento prodotti che concentrano l’estro o calore nell’arco di 1-2 giorni.