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sinagoga

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sinagoga Nel giudaismo postesilico, luogo di riunione per la preghiera e la lettura sacra. Con riferimento a epoche più recenti, adunanza religiosa di appartenenti alla religione ebraica e il tempio stesso in cui si tengono le adunanze e si celebrano i riti della religione ebraica (più propriamente in ebraico bēt kĕneset «casa dell’assemblea»).

fig.

È probabile che l’istituto della s. risalga al periodo dell’esilio babilonese (586-38 a.C.) e che si sia mantenuto anche dopo il ritorno a Gerusalemme; distrutto il Tempio (70 d.C.), il culto sinagogale diventa il centro della vita religiosa e comunitaria ebraica. Della larghissima diffusione delle s. nei paesi fra il Golfo Persico e l’estremità occidentale del Mediterraneo si ha notizia da rinvenimenti archeologici iscrizioni, papiri e testi letterari. Celebre per la sua magnificenza è la s. di Alessandria d’Egitto. Del 1° sec. d.C. sono la s. di Teodoto a Gerusalemme e quella di Cafarnao; molti resti di s. del 3° e 6° sec. d.C. sono in Galilea, Giudea, Samaria, Transgiordania. Influenzate dalla basilica romana, le s. sono di solito a 3 navate, talvolta la fronte è preceduta da un portico e da un cortile porticato (Cafarnao); l’asse principale è orientato verso Gerusalemme; banchi di pietra circondano esternamente l’edificio, salvo la facciata. Negli esempi antichi la facciata, rivolta a Gerusalemme (Cafarnao, Meron ecc.), ha tre ingressi. Più tardi nella parte orientata verso Gerusalemme si ricava un’absidiola in cui disporre l’arōn (armadio per i libri della legge). Al centro, e al polo opposto, si alza la bimāh, la tribuna per il cantore e il predicatore. Le donne siedono in un’area riservata, laterale o posteriore; in alcune s. appaiono i resti di una balconata superiore, che ospita il matroneo. La decorazione interna si riduce a motivi stilizzati di fiori e fregi geometrici e rappresentazioni degli oggetti di culto (v. fig.) e del candelabro a sette bracci. La figurazione di uomini e di animali è consentita solo in alcuni periodi.

Numerose s. sorsero anche fuori dall’area specificamente giudaica, ove esistevano cospicue comunità ebraiche (ad Alessandria d’Egitto, a Sardi, a Roma). Gli Ebrei continuarono poi a costruire s. in ogni luogo della loro residenza; lo sviluppo architettonico degli edifici, soprattutto all’esterno, fu però limitato da numerose disposizioni restrittive. Grandiose furono in particolare le s. degli Ebrei spagnoli, di carattere arabo-andaluso. Durante il Rinascimento la s. ha sovente importanza monumentale, come la Maysel a Praga.

Nel 19° sec., le mutate condizioni politiche degli Ebrei producono l’intensificarsi della costruzione delle s.; tuttavia la s. non raggiunge un proprio tipo architettonico ed è coinvolta nel generale eclettismo, con preferenza per il moresco. La tendenza odierna è di simboleggiare la funzione spirituale della s. facendone il centro di complessi nuclei costruttivi, comprendenti biblioteca, scuole, uffici per opere assistenziali e riunioni sociali ecc.

Vedi anche
pārāshāh Denominazione tradizionale («spiegazione, esposizione») di ciascuna delle 54 parti in cui viene diviso il Pentateuco nella liturgia ebraica. Secondo l’uso, di origine babilonese, ogni sabato si leggono nella sinagoga una o due p. in modo da completare la lettura dell’intero Pentateuco in un ciclo an... giudaismo Religione del popolo ebraico e insieme della sua cultura. Il termine è usato dagli studiosi per definire l'ebraismo a partire dal 6° sec. a.C., cioè dal tempo dell'esilio babilonese e della restaurazione in Palestina, quando il popolo d'Israele fu ridotto alla tribù di Giuda, e fino al tempo presente. ... ebraismo Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli Ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo e il cui nucleo originario risale alla credenza in un Dio nazionale, Yahweh, che stringe con il suo popolo un patto speciale. Probabilmente ... rabbino Capo spirituale di una comunità ebraica. Il termine deriva da rabbi, titolo onorifico (‘mio maestro’: nei Vangeli, è appellativo frequente con cui i discepoli si rivolgono a Gesù) che, a partire dal 1° sec. d.C., costituiva la denominazione ufficiale dei dottori della legge in Palestina. Il r. esercita ...
Categorie
  • STRUTTURE ARCHITETTONICHE in Archeologia
  • LUOGHI STRUMENTI E OGGETTI DEL CULTO in Religioni
  • ARCHITETTURA E URBANISTICA in Arti visive
Tag
  • ALESSANDRIA D’EGITTO
  • TRANSGIORDANIA
  • GOLFO PERSICO
  • RINASCIMENTO
  • GERUSALEMME
Altri risultati per sinagoga
  • sinagoga
    Enciclopedia dei ragazzi (2006)
    Elena Loewenthal Il luogo di preghiera degli ebrei La sinagoga è il luogo dove gli ebrei si riuniscono a pregare, ma è molto diversa da una chiesa cristiana: questo in ragione della sua storia, dei destini del popolo cui appartiene, della fede che lo tiene unito. La sinagoga è qualche cosa di meno ...
  • SINAGOGA
    Enciclopedia dell' Arte Medievale (1999)
    D. Di Castro Nella cultura ebraica, la s. è un luogo di preghiera, ma anche un centro politico, sociale, amministrativo, di riunione e di istruzione: quest'ultima funzione è tanto importante, che nei vari dialetti giudaici del Medioevo la s. viene comunemente chiamata scola o schule. L'aspetto della ...
  • SINAGOGA
    Enciclopedia Italiana (1936)
    Umberto CASSUTO Bruno FUNARO Il vocabolo greco συναγωγή "riunione", "assemblea" fu frequentemente adoperato dal giudaismo ellenistico per designare le proprie riunioni e organizzazioni cultuali. Nella traduzione greca dell'Antico Testamento (LXX) questo vocabolo suol rendere l'ebraico ‛ēdāh, "congrega", ...
Vocabolario
sinagòga
sinagoga sinagòga s. f. [dal lat. tardo synagoga, gr. συναγωγή, propr. «adunanza» (comp. di σύν «con, insieme» e ἄγω «condurre»), passato presso gli Ebrei (analogam. al termine ἐκκλησία presso i cristiani: v. chiesa) dal sign. di «comunità»...
sinagogale
sinagogale agg. [der. di sinagoga]. – Della sinagoga, che si svolge nella sinagoga: culto sinagogale.
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