• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

schiavitu

di Sergio Parmentola - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
  • Condividi

schiavitù

Sergio Parmentola

Uomini proprietà di altri uomini

Dalla preistoria al mondo moderno, la schiavitù è esistita sotto varie forme; benché condannata nella Convenzione di Ginevra del 1926, in alcuni paesi esiste tuttora. Cause della condizione di schiavitù sono state, tra l’altro, le invasioni, le guerre, i debiti non saldati, i crimini commessi. La schiavitù ha alimentato in ogni epoca un commercio redditizio, in quanto gli schiavi costituivano la forza lavoro più economica

Gli schiavi

Un uomo è schiavo quando è proprietà di un altro uomo. Lo schiavo non è libero, non ha beni in proprietà e anche i suoi figli saranno schiavi. La principale fonte di schiavi furono le guerre: fin dalla preistoria i nemici sconfitti venivano uccisi o ridotti in schiavitù. Altre cause di riduzione in schiavitù erano i debiti non saldati o i crimini gravi (omicidio, furto). In certe società i poveri si vendevano per farsi mantenere o vendevano i propri figli e parenti. Anche i bambini abbandonati diventavano servi o schiavi di chi li trovava e li allevava.

A volte la schiavitù era temporanea: un debitore insolvente serviva il proprio creditore solo per il periodo di tempo stabilito dal giudice. Inoltre c’era la possibilità dell’emancipazione: il padrone poteva donare la libertà per generosità o come premio per la dedizione con cui era stato servito. Era anche possibile che un amico o parente riscattasse uno schiavo con una somma di denaro. Agli schiavi era talvolta consentito lavorare per altri padroni e pagare il riscatto con il proprio guadagno.

In molte società antiche il commercio degli schiavi fu un’attività economica di fondamentale importanza. Se i sovrani utilizzavano gli schiavi come manodopera per costruire templi, palazzi o piramidi, i privati cittadini li impiegavano invece prevalentemente nei lavori domestici, agricoli o artigianali. Le donne avevano spesso il compito di intrattenere il padrone e soddisfare i suoi bisogni sessuali. Gli schiavi più istruiti erano utilizzati come scribi, sacerdoti, pedagoghi, intellettuali, medici, architetti e amministratori. Questi godevano di un trattamento migliore e per lo più vivevano in condizioni privilegiate.

Le origini

La schiavitù ebbe inizio probabilmente con la nascita dell’agricoltura; è rara, infatti, nei popoli nomadi e dediti alla pastorizia. Essa è documentata nelle principali civiltà antiche in Mesopotamia (Sumeri, Assiri e Babilonesi), Medio Oriente (Ittiti, Ebrei), Egitto, India, Cina.

La condizione servile non fu identica in ogni civiltà: in alcune lo schiavo non aveva diritti, in altre ne aveva alcuni tutelati per legge. La prima legge scritta che riconobbe alcuni diritti agli schiavi fu il codice babilonese del re Hammurabi (18° secolo a.C.). Il più delle volte, però, il trattamento degli schiavi dipendeva dall’umanità o malvagità del proprietario. Le mancanze e disobbedienze erano punite severamente: in alcune società i padroni avevano diritto di vita e di morte sugli schiavi; in altre la legge fissava le punizioni, che spesso erano atroci, come mutilazioni di parti del corpo o la marchiatura a fuoco dei fuggiaschi.

Nell’antica Grecia

Nei primi secoli della storia greca (Greci antichi), in età micenea e omerica, la società si articolava in famiglie patriarcali, con pochi schiavi, trattati solitamente con umanità. Il numero degli schiavi aumentò e le loro condizioni peggiorarono con lo sviluppo economico. Gli schiavi più maltrattati erano quelli utilizzati nelle miniere, mentre stavano meglio gli artigiani, che spesso ricevevano una paga con cui potevano affrancarsi. Sovente schiave erano le popolazioni assoggettate nelle invasioni – come gli Iloti sottomessi dai Dori a Sparta – o i barbari sconfitti in guerra. La percentuale di schiavi sulla popolazione divenne alta: il 25% in Attica, il 50% in alcune città. Atene tra il 5° e il 4° secolo a.C. raggiunse i 100.000 schiavi, con una media di 3 o 4 per famiglia. Per questo si può parlare di società schiavistica: i liberi potevano dedicarsi alla politica o agli affari, perché gli altri lavori erano svolti dagli schiavi.

Il mondo romano

A Roma la schiavitù ebbe un’evoluzione simile. Dopo la fase della famiglia patriarcale, l’aumento degli schiavi si ebbe con le guerre di conquista del 3° secolo a.C. Gli schiavi vi ebbero in genere un trattamento peggiore che in Grecia. Nei latifondi e nelle miniere erano sfruttati con brutalità e vivevano in pessime condizioni negli ergastula (locali molto piccoli), senza diritto di formarsi una famiglia. Molti morivano sul lavoro. Le lotte tra gladiatori o con belve feroci mostrano come le sofferenze degli schiavi costituissero un divertimento per i Romani. Queste tristi condizioni provocarono numerose rivolte, punite con la crocifissione. La più famosa fu quella di Spartaco (73-71 a.C.), che coinvolse decine di migliaia di schiavi. Gli schiavi domestici vivevano in condizioni migliori e spesso venivano affrancati, soprattutto in età imperiale, diventando liberti.

La diffusione del cristianesimo contribuì a umanizzare il trattamento degli schiavi, ma non abolì la schiavitù, che fu confermata da imperatori cristiani come Costantino e Giustiniano. La Chiesa favorì, però, l’affrancamento degli schiavi che si battezzavano. Il numero degli schiavi si ridusse con la fine delle guerre di conquista.

Nel Medioevo

Nel Medioevo la schiavitù diminuì lentamente, lasciando il posto a nuove forme di sfruttamento, come la servitù della gleba. Continuò a prosperare invece nel mondo islamico dove Arabi, Turchi ed ebrei, furono grandi mercanti di schiavi, ma anche le Repubbliche di Genova e Venezia ne esercitarono il traffico.

I cristiani continuavano a comprare schiavi essenzialmente per i lavori domestici, per i quali utilizzavano soprattutto gli Slavi. Il termine schiavo, infatti, entrato in uso nel 10° secolo al posto del latino servus, deriva da slavo: Ottone I deportò in Occidente come schiavi gli Slavi sconfitti nei Balcani. Le donne furono destinate ai lavori domestici, i maschi soprattutto alle galere (imbarcazioni del tempo) come rematori.

La tratta dei Neri

La massima e più triste espressione dello schiavismo moderno fu la tratta dei Neri dall’Africa all’America. Dopo il genocidio degli Indios, i colonialisti spagnoli e portoghesi presero a razziare e acquistare in Africa nuova manodopera a basso prezzo da impiegare nelle piantagioni. Prima Portoghesi, poi Spagnoli, Olandesi, Francesi e soprattutto Inglesi si specializzarono nella razzia o nell’acquisto dai mercanti locali di schiavi africani, che poi trasportavano e vendevano in America.

I viaggi erano orribili: gli schiavi vivevano in condizioni disumane, incatenati nelle stive, in totale assenza di igiene. Moltissimi morivano durante il viaggio: a destinazione ne arrivava circa il 30%. Chi riusciva a liberarsi dalle catene, per lo più moriva buttandosi in mare. Se in America Latina si diffuse il meticciato, cioè l’incrocio tra le razze, nelle colonie inglesi dell’America Settentrionale e poi negli Stati Uniti si sviluppò una società razzista, con rigide divisioni tra Bianchi e Neri.

Gli Africani deportati in America furono probabilmente all’incirca dieci milioni. Negli Stati Uniti superavano il milione all’inizio dell’Ottocento e i 4 milioni nel 1860, utilizzati prevalentemente nelle piantagioni di tabacco e di cotone del Sud.

Gli Stati del Sud difendevano la loro società fondata sulla schiavitù e, poiché gli Stati del Nord erano invece abolizionisti, questo fu causa della guerra di Secessione (1861-65), vinta dai Nordisti che abolirono la schiavitù.

La schiavitù risorge sotto altre forme

In Europa già nel 18° secolo la diffusione delle idee illuministe aveva indotto i governi a proibire la tratta e l’uso degli schiavi. La tratta diminuì alla fine del Settecento e scomparve alla metà del secolo successivo. La schiavitù sopravvisse ancora per qualche decennio, ma alla fine dell’Ottocento gli Stati europei si impegnarono ad abolirla anche nelle colonie africane.

La schiavitù fu solennemente condannata dalla Società delle nazioni con la Convenzione di Ginevra del 1926. Ciononostante, in alcuni paesi africani e asiatici essa esiste ancora.

Il traffico internazionale di bambini o di ragazze costrette alla prostituzione rappresenta una forma di schiavitù di fatto, che coinvolge anche l’Europa.

Vedi anche
abolizionismo In generale movimento tendente a modificare o abolire una consuetudine o una legge (la schiavitù, la pena di morte ecc.). Storicamente il termine si riferisce a due movimenti sorti negli USA.  ● Il primo riguardava la soppressione della schiavitù degli afroamericani, teoricamente abolita dalla legge ... razzismo Concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la 'purezza' e il predominio della 'razza superiore'. razzismo - approfondimento di Sergio Parmentola In ... guèrra civile americana guèrra civile americana (o di secessióne) Conflitto (1861-65) scoppiato negli USA dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell'Unione. Le origini della guerra civile americanac.guerra civile americana sono legate ai diversi sistemi ... liberto Nell’antica Grecia, schiavo liberato, manomesso (➔ manomissione). I liberto greci, detti ἀπελεύϑεροι, mantenevano obblighi di varia natura nei confronti dell’ex padrone; politicamente non godevano dei pieni diritti cittadini, ma erano assimilati ai meteci. ● Nell’antica Roma era chiamato libertus chi ...
Indice
  • 1 Gli schiavi
  • 2 Le origini
  • 3 Nell’antica Grecia
  • 4 Il mondo romano
  • 5 Nel Medioevo
  • 6 La tratta dei Neri
  • 7 La schiavitù risorge sotto altre forme
Categorie
  • ANTROPOLOGIA CULTURALE in Scienze demo-etno-antropologiche
  • TEMI GENERALI in Scienze demo-etno-antropologiche
  • TEMI GENERALI in Storia
Altri risultati per schiavitu
  • schiavitù
    Dizionario di Economia e Finanza (2012)
    schiavitu Tito Menzani schiavitù Istituzione sociale in cui la proprietà è estesa anche su alcune persone, dette appunto schiavi, considerati a tutti gli effetti beni che fanno parte del patrimonio dei rispettivi padroni. Dalla schiavitù alla servitù della gleba Le origini del fenomeno risalgono ...
  • schiavitù
    Dizionario di Storia (2011)
    schiavitu schiavitù Istituzione sociale propria di sistemi socioeconomici che si fondano su di essa (schiavismo), consistente in forza lavoro detenuta in proprietà privata o pubblica a scopi produttivi. Età antica In Grecia la s. fu in origine relativamente poco diffusa, e gli schiavi stessi erano ...
  • schiavitù
    Enciclopedia on line
    schiavitù Condizione propria di chi è giuridicamente considerato come proprietà privata e quindi privo di ogni diritto umano e completamente soggetto alla volontà e all’arbitrio del legittimo proprietario. Antropologia Da un punto di vista antropologico, la s. è istituzione presente in numerose società ...
  • Schiavitu
    Enciclopedia delle scienze sociali (1997)
    SCHIAVITÙ Emilio Gabba e Raimondo Luraghi 1. Schiavitù nel mondo antico di Emilio Gabba 2. Schiavitù nell'età moderna di Raimondo Luraghi Schiavitù nel mondo antico di Emilio Gabba Considerazioni generali Il problema della schiavitù nelle società antiche, e quindi del ruolo e del significato ...
  • SCHIAVITÙ
    Enciclopedia Italiana (1936)
    SCHIAVITÙ Raffaele CORSO Ugo Enrico PAOLI Gino LUZZATTO Giorgio BALLADORE PALLIERI . Presso i primitivi. - Nelle società inferiori varie sono le ragioni che portano l'uomo alla schiavitù; ma esse si possono ridurre a due principali, la coazione e la dedizione. La prima si ha in caso di guerra ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
ciber-schiavitù
ciber-schiavitu ciber-schiavitù s. f. inv. Condizione di schiavitù causata dalla dipendenza dal computer. ◆ viene data la possibilità di «sognare» una vita normale con un programma di computer impiantato nel cervello. Una ciber-schiavitù...
schiavitù
schiavitu schiavitù s. f. [der. di schiavo, sul modello di servitù]. – L’essere schiavo; condizione di schiavo: ridurre in s., e riduzione in s. (anche, in diritto penale, come delitto commesso da chi riduca una persona in schiavitù o in...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali