Apparecchio radioelettrico (detto anche goniometro radioelettrico) mediante il quale si può determinare la direzione e il senso d’arrivo delle radioonde emesse da un radiotrasmettitore e quindi la posizione di quest’ultimo rispetto alla posizione della stazione radiogoniometrica o viceversa (rilevamento radiogoniometrico). È il più antico e uno dei più importanti strumenti per la navigazione radioassistita. Schematicamente, un r. è costituito da un radioricevitore accordabile sulla frequenza della stazione ricercata, dotato di uno strumento indicatore dell’intensità dei segnali ricevuti e connesso a un’antenna ricevente direttiva. L’antenna tipica della radiogoniometria è costituita dalla combinazione di una o più antenne aperte con una o più antenne a telaio: la combinazione del diagramma di ricezione bidirezionale o ‘a 8’ (a; v. fig.) di un telaio b con quello omnidirezionale c di un’antenna aperta d dà infatti un diagramma di ricezione a cardioide e, a un solo massimo e un solo minimo, atto quindi a individuare direzione e senso di arrivo dei segnali ricevuti. Il più semplice tipo di r. (r. a telaio mobile) usava appunto un’antenna di tal genere; il rilevamento veniva effettuato ruotando il telaio sinché si otteneva un massimo (o, se si vuole, un minimo) di ricezione e leggendo l’angolo di rilevamento su un goniometro solidale al telaio. In luogo di un solo telaio ne sono stati usati due, identici, ortogonali e mobili solidalmente (r. a telai incrociati mobili). In un r. di questo tipo occorreva, per avere una sufficiente sensibilità, che le dimensioni geometriche dei telai fossero notevoli, il che portava a una certa difficoltà costruttiva per il sistema rotante; questo inconveniente fu rimosso nel r. a telai incrociati fissi, ideato da A. Artom (1901), noto anche con il nome di r. Bellini-Tosi (1908). I r. a telaio erano particolarmente usati per radiogoniometrare stazioni emittenti su onde lunghe e medie; per stazioni a onde corte essi furono vantaggiosamente sostituiti dai r. ad antenne verticali spaziate, più noti, dal nome del loro ideatore, come r. Adcock.
Attualmente, soprattutto in aeronautica si impiegano i r. automatici, dotati di speciali sistemi indicatori sui quali si può leggere automaticamente e con continuità il rilevamento del radiofaro. Conosciuti nel passato come radiobussole, sono rappresentati dall’ADF (automatic direction finder) che utilizza i radiofari circolari. Sul cruscotto spesso l’indicatore ADF è accoppiato con quello della bussola giromagnetica, costituendo il cosiddetto indicatore radio magnetico (RMI, radio magnetic indicator), che associa anche l’indicatore del VOR, il quale può essere considerato un particolare tipo di radiogoniometro.