Macchina adoperata per sollevare un liquido, generalmente acqua, utilizzando la pressione esercitata da un gas o da un vapore. Un p. a vapor d’acqua è formato (v. fig.) da un recipiente diviso in due camere contigue A e B, di cui una è in mandata quando l’altra è in aspirazione; il tubo di aspirazione C è comune; le due camere comunicano con quest’ultimo mediante le valvole a1, a2 e con il tubo di mandata D mediante le valvole b1, b2. Il vapore è inviato alternativamente nelle due camere per mezzo di una valvola automatica c, per lo più sferica, che chiude l’ingresso di una o dell’altra camera. Si supponga, come in fig., che nella camera B sia stata aspirata acqua e che la tubazione di vapore comunichi con la camera stessa. Il vapore, premendo sull’acqua, la spinge nella tubazione di mandata, attraverso la valvola b1 (fase di compressione). Quando l’acqua scende al livello x, il vapore, venendo a contatto improvvisamente con una superficie liquida molto estesa, condensa rapidamente, determinando in B una depressione che provoca l’apertura della luce a1 e contemporaneamente lo spostamento della valvola c sulla luce di sinistra. L’acqua è aspirata nella camera B (fase di aspirazione), mentre nella camera A il vapore entrante preme sull’acqua ivi contenuta, spingendola nella tubazione di mandata attraverso la valvola b2. Con il p. si possono ottenere prevalenze sino a 20-25 m, con vapore a pressione di 1,5 bar superiore al carico di mandata. Il rendimento è molto basso; per contro, è notevole la semplicità costruttiva per l’assenza di organi in movimento e sono facili manutenzione e montaggio. Per tale ragione il p., di interesse storico essendo stato ideato circa 3 secoli fa, è oggi usato soprattutto per lavori intermittenti nelle miniere, per prosciugamento di fondazioni ecc.