In generale, il diritto di prelazione è il diritto di essere preferito ad altri soggetti, a parità di condizioni, nella stipulazione di un eventuale futuro contratto. La prelazione può essere legale o volontaria a seconda che trovi la sua fonte in una disposizione legislativa o in un negozio giuridico. Tra i numerosi esempi di prelazione legale possono annoverarsi: il diritto del coerede a essere preferito a un terzo estraneo nell’acquisto della quota ereditaria che altro coerede voglia alienare (art. 732 c.c.); il diritto del conduttore di immobile urbano destinato a uso non abitativo a essere preferito nell’acquisto a titolo oneroso dell’immobile locato (art. 38 l. 392/1978); il diritto dell’affittuario di fondo rustico (o, in mancanza, del proprietario confinante) a essere preferito nell’acquisto a titolo oneroso o nella concessione in enfiteusi del fondo (art. 8 l. 590/1965 e art. 7 l. 817/1971) e così via. La prelazione legale può essere assistita, come avviene per es. nei casi appena elencati, dal diritto di riscatto (chiamato anche retratto): in tale ipotesi, qualora il soggetto passivo (il coerede alienante, il proprietario del fondo rustico e così via) trasferisca il bene a terzi in violazione del diritto di prelazione, il titolare di tale diritto potrà riscattare il bene alienato dall’acquirente e da ogni altro successivo avente causa, pagando il relativo prezzo e sostituendosi a lui come acquirente. Si dice che in tali casi l’acquirente espropriato si trova in una situazione di mera soggezione, poiché non può in alcun modo opporsi all’iniziativa del riscattante (o retraente).
Comunione e divisione ereditaria