Fenomeni abnormi dell’esperienza e del comportamento, dovuti a presunti influssi esercitati sul corpo umano da forze soprannaturali. L’idea che il corpo di determinati individui possa essere in certi momenti invaso da forze estranee (spiriti di antenati, figure divine o semidivine, eroi, demoni, animali o non meglio definiti poteri sovrumani) che giungono a dominarlo, quasi sopprimendone momentaneamente la personalità, è universalmente diffusa. I sintomi corporei e psichici indotti dalla p., quali appaiono nei diversi contesti etnografici, sono stati spesso catalogati sotto il profilo psicopatologico o psicologico (isteria, schizofrenia, suggestione).
Il fenomeno della p. è legato alla credenza nella capacità di entità quali dei, spiriti, geni o antenati di entrare nel corpo di un essere umano. Tale ‘invasione’ avviene sovente in occasione di una specifica cerimonia cui partecipano i seguaci del culto e rende il posseduto un mediatore tra il mondo divino e quello umano. Egli si trasforma nell’entità che lo ‘cavalca’ (spesso il medium è considerato la ‘cavalcatura’ del dio), ne ha le movenze (talvolta danzate), il genere, il carattere (talora aggressivo, o dolce, o seducente ecc.), la voce (che avanza richieste, impartisce ordini, profetizza ecc.). La condizione nella quale si trova il posseduto è definita come ‘trance’ o ‘stato alterato di coscienza’ e ha termine quando l’entità si allontana; a questo punto il posseduto torna in sé e non ricorda nulla di quanto accaduto. Benché questo sia lo schema generale del fenomeno, esistono beninteso numerose varianti. Per quanto riguarda le culture africane e afroamericane, per es., nei contesti monoteistici a vocazione universalistica (cristianesimo, islam) la p. assume un carattere marginale, circoscritto e chiuso, mentre in altri essa può rappresentare il fulcro delle attività cultuali.
La p. è stata spesso analizzata nei termini di una forma espressiva che permette a settori caratterizzati da esclusione sociale (donne, individui marginali) di imporsi all’attenzione del gruppo secondo modalità culturalmente accettabili. Tale chiave interpretativa è stata applicata anche al tarantismo pugliese, un fenomeno atipico di p. noto soprattutto attraverso i lavori dell’etnologo E. de Martino. Occorre però sottolineare che i fenomeni di p. possono avere funzioni assai diverse, costituendo talvolta il sistema cultuale dei gruppi dominanti. Tra le forme più studiate di p. vanno annoverate il candomblé e la macumba brasiliani, il vudu haitiano, la santería cubana, il bori degli Hausa (Nigeria), lo zar etiopico e somalo, lo ndoep wolof (Senegal), il jiné-don del Mali.
Nella storia del cristianesimo, con espressioni quali p. demoniaca o diabolica si indica l'invasione del corpo umano da parte del demonio così da comandarne gli atti. Con p. medianica, s'intende l'"incarnazione" di un'entità incorporea, per lo più una personalità defunta, nel corpo di un medium, durante una seduta medianica. In etnologia, culti di p. sono le pratiche rituali caratteristiche delle cosiddette religioni estatiche (sciamanesimo, vodù, zar), che mediante la ripetizione ossessiva di passi di danza (più raramente con ingestione di erbe o bevande) inducono al parossismo, ritenuto segno dell'ingresso di uno spirito nel corpo del fedele che lo invoca per propiziarsene la protezione e, più spesso, la liberazione dal male o la guarigione.