Altro nome della vitamina B6, detta anche adermina e in passato piridossina (2-metil-3-ossi-4,5-diossimetilpiridina). Abbonda nel lievito e nella pula di riso insieme con i suoi derivati piridossale, piridossammina e gli esteri monofosforici che rappresentano le forme biologicamente attive. Ha
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cristallizza in aghi incolori, fonde a 160 °C, è solubile in acqua, fotosensibile e, in soluzione acida, adsorbibile con terra da follone dalla quale successivamente può essere eluito con barite (da ciò il suo primitivo nome di fattore dell’eluato).
La carenza di p. è causa nel ratto di dermatite similpellagrosa; nel maiale e nel cane di alterazioni del sistema nervoso e di convulsioni epilettiformi; in vari animali, specie giovani scimmie, di anemia microcitica ipocromica. Inoltre il p. rappresenta un fattore di crescita per determinati batteri (lattacidogeni in particolare); nei topi, ratti e conigli, favorisce la trasformazione in acido nicotinico del triptofano alimentare. Il p. nelle sue forme fosforilate (piridossalfosfato) costituisce il coenzima utilizzato in numerose reazioni enzimatiche del metabolismo degli amminoacidi (transamminazione, decarbossilazione ecc.). Nell’uomo, la somministrazione di p. provoca la guarigione in casi di pellagra, refrattaria all’acido nicotinico e di anemia ipocromica ferro-resistente. Ciò fa ritenere che il p. sia anche per l’uomo un fattore indispensabile e si valuta a 1-2 mg il suo fabbisogno giornaliero (alimenti ricchi di p. sono i lieviti, il nasello, il fegato di bue). Acido piridossalfosforico Derivato monofosforico del piridossale, di cui rappresenta la forma biologicamente attiva. Costituisce il coenzima di numerose reazioni che interessano gli amminoacidi: decarbossilazione, deidratazione dei β-idrossiamminoacidi, transamminazione ecc.