Piccolo albero (Prunus persica; v. fig.) della famiglia Rosacee Prunoidee, coltivato per i suoi frutti (pesche) e talvolta anche come pianta ornamentale per i suoi fiori di color roseo chiaro o cupo. È alto 4-5 m, e ha rami rosso-bruni, foglie lanceolate, fiori ascellari che sbocciano in primavera prima della comparsa delle foglie. Il frutto è una drupa globosa, a buccia vellutata (pesche vere) o glabra (pesche noci o pesche lisce) e polpa succosa più o meno consistente, subacida, zuccherina, aromatica, di vario colore (biancastro, giallo, verdognolo, rosso), di norma con un seme solo contenuto in un nocciolo aderente alla polpa (pesche duracine) o distaccabile (pesche spicche o spiccagnole), provvisto di solchi. Le varietà sono quasi tutte autofertili; i frutti maturano da maggio (precocissime) a ottobre (tardive); di medio tempo: lugliatiche, agostane.
Il p. è pervenuto nel Mediterraneo nell’antichità greco-romana dalla Persia e perciò per lungo tempo si credette originario di questo paese, mentre è sicuramente di origine cinese. Il p. noce si attribuisce a una specie diversa (Persica laevis) o è considerato come mutazione sorta in seno al p. vero (Prunus persica var. nucipersica). Il p. si riproduce per seme, mantenendo molto bene i caratteri della varietà, e si moltiplica per innesto sul franco, sul mandorlo (per terreni subaridi e calcarei), sul susino (mirabolano, damaschino ecc.), sull’albicocco, adottando piante di un anno allevate in vivaio, oppure piante selvatiche da innestare a dimora, o piante innestate a giugno sulle branche già formate, e con la semina del nocciolo a dimora definitiva. Entra in produzione dal 3° al 5° anno e la sua vita economica è di 12- 15 anni.