Ossido di piombo, Pb3O4; si presenta come una polvere pesante (densità circa 9 g/cm3), di varie gradazioni di colore, dall’arancio al rosso vivo, in dipendenza sia della grandezza delle particelle componenti sia di eventuali impurezze. Come minerale, non presenta simmetria ben definita; allo stato terroso, spesso pseudomorfico di galena e cerussite, si trova nel Baden (Badenweiler), in Vestfalia (Brillon), in Scozia (Leadhills) ecc. Si può ottenere artificialmente riscaldando il piombo (per es. in forni a riverbero) intorno a 500 °C; si forma prima il litargirio, PbO, il quale poi passa a m. per ulteriore ossidazione con aria calda. Il m. è insolubile in acqua, reagisce con gli acidi minerali, calcinato all’aria si trasforma in litargirio; è velenoso. Si usa nella fabbricazione dei vetri al piombo (cristalli), per preparare smalti, mastici, vernici a olio largamente impiegate per rivestire manufatti di ferro, acciaio e ghisa con uno strato protettivo antiruggine ecc. Viene a volte sofisticato con sostanze diverse (argille ecc.) colorate con ossidi di ferro e anche con colori organici.
M. inglese, varietà di m. di colore più pallido.
M. a uno o più fuochi Varietà di m. che si distinguevano in passato in commercio, a seconda del numero di calcinazioni (o fuochi) a cui si era fatto ricorso durante la preparazione.
Sotto il nome di m. si indicano anche altri composti chimici.
M. di ferro, ossido di ferro contenente quantità variabili di silice e di silicati che si otteneva in origine macinando o levigando oligisto, ma che si può avere da ematiti, limoniti, e anche da ceneri di pirite; polvere rossa usata per preparare vernici ricoprenti e poco alterabili per legno, ferro ecc.
M. di alluminio, pigmento ottenuto da bauxiti ricche di ossido di ferro e contenente ossido di alluminio (55-60%) e di ferro (25-30%), oltre a piccole percentuali di silice e di biossido di titanio.