(danese Grønland) La più estesa terra artica e la maggiore isola della Terra (2.175.600 km2, compresi 44.800 delle isole costiere, con 57.600 ab. nel 2009), posta fra l’Arcipelago artico canadese, da cui la separa lo Stretto di Davis (e a cui si accosta a NO di una ventina di km), e l’Islanda, da cui è separata dal Canale di Danimarca. Ha la forma di un trapezio, con lunghezza massima di 2650 km (dal Capo Morris Jesup al Capo Farvel) e massima larghezza di 1050 km.
Colonia danese dal 1721, la G. è dal 1953 una contea della Danimarca (capoluogo Godthåb), amministrata da un governatore e rappresentata in parlamento da due deputati. Dal 1979 gode di autonomia interna, con assemblea legislativa e governo propri. Nel 2008 per referendum è stata approvata una maggiore autonomia, con la possibilità di gestire direttamente le risorse naturali, preludio alla totale indipendenza dalla Danimarca. Formalmente autonoma dalla Danimarca dal giugno 2009, nel 2013 la Groenlandia ha compiuto un importante passo verso una più ampia indipendenza da Copenaghen: a ottobre il parlamento locale ha approvato la decisione di far cadere il bando imposto dalla Danimarca sull’estrazione di uranio e terre rare, e aprire le porte agli investimenti esteri. La decisione appare espressione di una più decisa volontà di indipendenza dalla madrepatria, che detiene il controllo sulle decisioni di politica estera e di sicurezza e che elargisce cospicui sussidi economici. Sebbene la decisione del parlamento di Nuuk necessiti della ratifica da parte del parlamento danese, già chiarisce l’orientamento del governo socialdemocratico di Aleqa Hammond: la Groenlandia sta prendendo coscienza delle grandi potenzialità del proprio territorio e ha intenzione di ottenere voce in capitolo nella più ampia contesa sullo sfruttamento delle risorse naturali delle terre artiche.
Venne scoperta nel 900 d.C. circa da coloni norvegesi d’Islanda ed Erik il Rosso vi si insediò fra il 982 e il 984, battezzandola Grønland («Terra Verde»); altri insediamenti seguirono lungo la costa SO, dove l’isola risultava meglio accessibile. Verso il 1000 vi fu introdotto il cristianesimo. Nel 13° sec. i coloni, islandesi e norvegesi, erano 2000 o 3000 e vivevano di pesca. Ma verso la fine del 15° sec. le comunicazioni con l’Europa si fecero più rare, anche in seguito al peggioramento delle condizioni climatiche, e i coloni in parte perirono e in parte si fusero con gli indigeni Inuit. Dal 16° sec. fu nuovamente meta di navigatori (Gaspar de Corte-Real, M. Frobisher, J. Davis e W. Baffin) che andavano alla ricerca del passaggio a Nord-Ovest. Anche Danesi e Norvegesi navigarono verso l’isola. Nel 1721 H.P. Egede, norvegese, si insediò sulla costa occidentale, e nel corso del 18° sec. missionari, commercianti, agenti governativi estesero l’occupazione.
Con il 19° sec. si pose il problema del riconoscimento costiero e la Marina danese iniziò rilevamenti di precisione. Al danese H.J. Rink si deve, fra il 1848 e il 1855, il primo studio scientifico fondamentale del lembo colonizzato. E.A. Inglefield, inglese, nel 1858 scoprì l’ingresso dello Smith Sound (odierno Stretto di Nares). Nonostante le barriere di ghiacci, anche la conoscenza della costa orientale andava migliorando: W.A. Graah (1828) la percorse dal Capo Farewell fino a 65°30′; lo scozzese W. Scoresby (1827) rilevò il profilo fra 69°15′ e 75°12′. Nel 1898-99 il danese G.C. Amdrup esplorò il tratto fra 65° e 70° e lo svedese A.G. Nathorst fece nuove scoperte nel fiordo di Francesco Giuseppe. Agli inizi del 20° sec. si colmarono le lacune tra gli estremi settentrionali delle coste est e ovest, precisando i lineamenti costieri verso il bacino artico. La traversata del grande ghiacciaio interno riuscì per primo a F. Nansen nel 1888, dopo aver percorso 560 km.
Gneiss e graniti formano l’imbasamento della G., sui margini del quale si sono depositate rocce sedimentarie mesozoiche e cenozoiche e colate basaltiche cenozoiche. L’isola è coperta per 6/7 dall’inlandsis, coltre di ghiaccio dallo spessore medio di 1500 m, la quale si estende per 1.650.000 km2. Questa coltre ha profilo asimmetrico, perché la parte più elevata si trova più vicina alla costa orientale (Monte Forel, 3360 m; Monte Petermann, 2940 m) che a quella occidentale. L’inlandsis è, nel complesso, assai monotono. Tuttavia vi si riscontrano varie zone più elevate separate da ampi avvallamenti; a 75° N si oltrepassano i 3000 m, al centro si raggiungono i 3150 m e a S si superano i 2700 m. Dopo il Tibet, la G. è la più vasta regione terrestre alta più di 2000 m. Verso il margine dell’inlandsis sporgono i nunatak, creste rocciose isolate (forse resti dei piegamenti caledoniani). L’inlandsis è percorso d’estate da corsi d’acqua di fusione e termina per lo più con lingue di ghiaccio che giungono fino al mare a O e a NE (non a N, ove la Terra di Peary è in buona parte scoperta) e dalle quali si distaccano gli iceberg. La stretta fascia costiera libera dai ghiacci è scolpita dall’erosione glaciale e presenta profondi fiordi, valli e imponenti morene.
Due sono i fatti più notevoli nel clima della G.: l’esistenza della vasta massa di ghiacci e la persistenza, che ne consegue, di un’area di alta pressione fra depressioni marginali, la quale forma uno dei maggiori centri di azione della circolazione atmosferica nordamericana. Le correnti atmosferiche che ne risultano, in quanto discendenti, prendono aspetti di Föhn alpino, producendo conseguenze simili (strisce aride fra l’orlo della regione ghiacciata e la linea costiera, löss ed erosioni eoliche). Il clima è polare: in complesso, si hanno inverni molto rigidi e lunghi, ed estati via via più brevi quanto più si procede verso N, dove solo per tre mesi all’anno si registrano medie superiori a 0 °C. Allo stesso modo, diminuisce verso N la piovosità.
La fauna comprende numerosi mammiferi (orso polare, volpe azzurra, renna, bue muschiato, lepre polare, foche) e uccelli, specialmente palmipedi (gabbiani, procellaria glaciale, urie, strolaghe, alche). Mancano rettili e anfibi. La vegetazione è costituita da boscaglie di betulle e di salici fino a circa 62° di latitudine, nel resto da lande arbustacee (in cui prevalgono suffrutici di ericacee, intercalate con alte erbe, muschi e licheni) e da tundre. Le aree protette sono estese.
La popolazione è composta da Inuit – che si suole suddividere in tre gruppi: Groenlandesi orientali, occidentali e polari – ed Europei, in gran parte insediati nei centri della costa sud-occidentale. La struttura dell’economia, un tempo esclusivamente di sussistenza, in seguito a un graduale raddolcimento del clima della zona costiera si è sensibilmente modificata. Infatti l’aumento della temperatura media delle acque marine ha determinato un forte incremento del patrimonio ittico, e pertanto la pesca, soprattutto quella d’alto mare, viene praticata con metodi sempre più moderni. Sono così sorti attrezzati porti e centri per la lavorazione e la conservazione (Christianshåb e Jakobshavn) del merluzzo. È sviluppato l’allevamento di renne, di volpi polari e degli ovini, quest’ultimo soprattutto nel centro di Julianehåb. Tra le risorse minerarie, notevole è la produzione della criolite, estratta dalle miniere di Ivigtut; si estraggono, inoltre, piombo, zinco e grafite. La G. è collegata alla Danimarca da regolari servizi aerei e da servizi di navigazione durante la stagione estiva. Essa è poi sorvolata da alcune rotte polari.
Alla fine dell’epoca vichinga la G. fu attratta nella sfera degli interessi scandinavi, poiché nel 985 gli Islandesi fondarono due colonie, Vesterbygd e Österbygd. Si trattava di una popolazione norrena, dedita all’agricoltura e poi alla caccia e alla pesca. La società norrena esistette fino al 1500 circa e si conoscono attualmente i resti di più di 400 fattorie. I materiali costruttivi di base erano la pietra grezza e la torba; il legno, scarso nell’isola, era presente solo come legname fluitato o come materiale importato. La tradizione edilizia della G. era quella islandese, ma con il tempo vi si svilupparono varianti specifiche, come la fattoria centralizzata, dove tutte le funzioni erano riunite sotto lo stesso tetto. Gli edifici con muratura in pietra a secco rappresentavano un’altra variante, imparentata con una tradizione anglonorvegese su basi celtiche, ovvero l’architettura in pietra caratteristica degli arcipelaghi a N delle Isole Britanniche. Tali costruzioni non erano mai abitazioni, bensì chiese o strutture di produzione; tra gli impianti adibiti a funzioni produttive vanno annoverati anche i sistemi di irrigazione.
Mar di G. Altro nome del Mare di Norvegia (➔ Norvegia).