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La Giamaica è, per estensione, la terza isola dei Caraibi, dopo Cuba e Hispaniola. A differenza di queste, il paese è abitato per il 90% da popolazione di origine africana. L’isola è formalmente una monarchia costituzionale (facendo parte del Commonwealth sottostà alla Corona britannica) e il suo assetto istituzionale interno è quello di un tipico sistema democratico a struttura bicamerale, calco diretto del sistema inglese. L’ordinamento giamaicano si contraddistingue per due elementi originali. In primo luogo, la legislatura si compone di una Camera dei rappresentanti direttamente eletta dal popolo e di un Senato, i cui 21 membri sono nominati dal Primo ministro (13 membri) e dal leader dell’opposizione (8 membri). In secondo luogo, il Jamaica Labour Party (Jlp) ha un programma orientato in senso conservatore, mentre è il People’s National Party (Pnp) ad abbracciare posizioni più vicine alla socialdemocrazia europea.
Ad ogni modo, la pratica politica dei due partiti si è rivelata sempre più simile e nonostante la vittoria del Pnp, e del premier Portia Simpson-Miller alle elezioni del gennaio 2012, abbia portato grandi speranze e aspettative nel paese, la Giamaica presenta importanti problemi di carattere socio-economico, come la forte disoccupazione (14,3% nel mese di aprile 2012), i forti vincoli di finanza pubblica, la necessità di tagli alla spesa e la crescita economica debole.
In termini di politica economica, la convergenza di maggioranza e opposizione è dettata dall’accumulo di un enorme debito pubblico. Con la recente crisi economica il debito ha sfiorato il 125% del pil, e l’attuale governo laburista è stato costretto a varare politiche di austerità e a richiedere l’intervento del Fondo monetario internazionale per scongiurare il rischio di bancarotta. Nel febbraio 2010 il Fondo ha approvato un prestito di 1,27 miliardi di dollari al fine di promuovere le riforme economiche.
Più che dalla tradizionale produzione di zucchero, l’economia di Kingston si regge piuttosto sulle riserve di bauxite (le quarte al mondo che contribuiscono alla formazione di quasi il 30% del pil) e sul turismo (10% del pil). Entrambi i settori sono stati fortemente scossi dalla crisi internazionale del 2009, che ha abbattuto i prezzi delle materie prime e ha scoraggiato gli arrivi di stranieri. Anche le rimesse, che rappresentavano circa il 15% del pil (1,7 miliardi di dollari) nel 2010, hanno subito un calo dovuto alla crisi ma stanno ricominciando ad aumentare grazie alla ripresa economica, in particolare negli Usa e in Uk, dove vivono la maggioranza dei giamaicani residenti all’estero. Dal punto di vista energetico, Kingston soffre la carenza di giacimenti di idrocarburi dipendendo dalle importazioni di questi ultimi per soddisfare l’84% dei suoi consumi totali.
Sul piano dei rapporti internazionali la Giamaica, che per tradizione mantiene una postura sostanzialmente “isolazionista”, conserva una stretta interdipendenza con gli Usa, a cui è legata da relazioni commerciali, turistiche e migratorie. Tanto la politica interna, tanto la politica estera nazionale risultano essere influenzate dalla forte presenza del crimine organizzato, che utilizza l’isola come punto nevralgico per il traffico internazionale di droga. Nel 2008 la Giamaica è stata il terzo paese al mondo per numero di omicidi su 100.000 abitanti; dato ancora più allarmante se contrapposto al problema della scarsa credibilità del sistema giudiziario dinanzi l’opinione pubblica nazionale.