geostoria
geostòria s. f. – Sotto la denominazione di g. si possono raccogliere alcuni settori di ricerca che condividono molti elementi in comune: la storia del pensiero geografico, la storia della cartografia, la geografia storica (anche come studio dell’ecologia di un determinato ambiente in un preciso periodo passato) e la storia delle esplorazioni e delle relazioni di viaggio. Considerata l’attenzione sempre maggiore che godono i temi dell’identità individuale e collettiva, la prassi di giustificare con precise contestualizzazioni di tipo storico-geografico ogni ipotesi di revisione dei confini amministrativi ai vari livelli (v. ), la tutela dai rischi naturali (non solo le calamità), la storia delle idee, la pianificazione del territorio e i processi di (v.), appare chiaro che queste ricerche non sono finalizzate a soddisfare curiosità oziose o futili, ma contribuiscono alla piena comprensione delle situazioni attuali. Per esempio, solo una documentata conoscenza delle vicende storiche e cartografiche del colonialismo europeo permette di capire le differenze odierne tra territori separati a volte solo da confini assolutamente arbitrari, come accade in alcune zone dell’Africa. L’ampia eco suscitata da alcuni autori all’inizio del 21° secolo, come J. Diamond, si spiega solo constatando presso il grande pubblico una nitida domanda di spiegazioni complessive, che tengano conto dell’evoluzione dei grandi cambiamenti storici così come sono distribuiti geograficamente. Il diffuso interesse verso le mostre di argomento storico-geografico e in particolare per quelle a tema cartografico, si può far risalire almeno al 1992 (celebrazioni del cinquecentenario della scoperta dell'America): le esposizioni di globi e planisferi (per la ricchezza e la bellezza dei cimeli ma anche per il loro ruolo fortemente simbolico nell’ambito della cultura che li ha prodotti) riscuotono un successo paragonabile ad altri beni culturali, come sculture e dipinti. Inoltre, il recente sviluppo delle tecniche fotografiche, unito all’alto livello di riproducibilità e fruizione delle immagini causato dalla diffusione dei computer e delle reti, ha permesso di svincolare gli studi sulla cartografia dai limiti fisici dei volumi cartacei: fino a pochi decenni fa studiare storia della cartografia implicava un enorme dispendio di denaro con risultati spesso deludenti. In modo contrario, i database disponibili gratuitamente in rete permettono l’accesso di una platea molto più ampia di utenti: ciò contribuisce alla diffusione di una maggiore consapevolezza dell’identità cartografica di uno Stato, di una comunità nazionale (anche non riconosciuta) o di un territorio. La ricerca dell’identità storica e geografica coinvolge molte comunità europee, sia a livello di regione, sia a livello statale. Non soltanto le mappe storiche, ma anche le esplorazioni si prestano alla strumentalizzazione da parte dei diversi soggetti geopolitici (compresa la cosiddetta conquista dello spazio con la bandiera degli USA piantata sulla superficie lunare nel 1969). Dal punto di vista dei colonizzatori, le imprese esplorative dei singoli continuano a costituire un importante argomento per giustificare le successive attività di sfruttamento; dal punto di vista dei popoli colonizzati, invece, si analizzano le mappe e le primissime relazioni con la finalità di ricavare da quelle antiche testimonianze quante più informazioni possibile. Il punto di svolta negli studi di storia delle esplorazioni si è avuto nel 1992, in concomitanza con le celebrazioni del cinquecentenario della scoperta di Colombo. Quella occasione ha catalizzato i numerosi e distinti movimenti che rivendicavano maggiore rispetto per la storia delle popolazioni native che avevano subìto il processo di colonizzazione. Nel 2008, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino (v. ) contemplava anche la celebrazione delle esplorazioni dell’ammiraglio Zheg He nella prima metà del 15° secolo: giunse fino all’Africa orientale, anche se secondo alcuni (tra cui Menzies) le sue navi avrebbero persino scoperto l’America nel 1421. A parte questa forzatura, la vicenda di Zheng He è utilizzata dalla diplomazia cinese come biglietto da visita nel Terzo mondo: si argomenta infatti che la Cina, contrariamente alle nazioni imperialistiche occidentali, non ha fatto seguire iniziative coloniali a queste importanti scoperte geografiche. La g. non si limita dunque all’identificazione dei confini politici (come negli atlanti storici di vecchia concezione) ma si occupa di evoluzione di spazi, territori e paesaggi nella multitemporalità diacronica. Le ricerche di g. sono particolarmente adatte alla multiscalarità, potendo incrociare il dato locale – la presenza di piante di mais americano in una determinata valle europea; la diffusione puntuale di un culto; la scelta di una precisa vetta come confine – con il dato globale: in questi esempi, rispettivamente, la concreta applicazione dell’interscambio tra Nuovo e Vecchio mondo; il ruolo attribuito al culto di un particolare santo da una particolare popolazione, setta o confraternita; il dibattito plurisecolare sulla funzione di fiumi e montagne come confini.