Disciplina che tratta dell’origine e della discendenza di famiglie e di stirpi; con la cronologia, la diplomatica ecc. è una delle dottrine ausiliarie della storia.
Nell’antica Grecia l’aristocrazia di sangue attese con grande cura alla ricostruzione del proprio albero genealogico. Tali ricostruzioni erano tuttavia fantastiche, anche perché quasi tutti i nobili greci tendevano a collegarsi con un dio o un eroe. La g. è, infatti, anche una particolare forma d’espressione del pensiero mitologico; carattere e funzione di una divinità (o di un eroe) si precisano mediante i nessi genealogici che la collegano ad altre (➔ teogonia). In Roma, nelle case nobili, si conservavano le maschere e gli elogia degli antenati, usanza che non era tuttavia immune da amplificazioni o invenzioni vere e proprie. Nel Medioevo, in una società con nette divisioni di classi e stretta solidarietà del singolo con la famiglia e il gruppo gentilizio, la g. ebbe grande importanza.
Nell’epoca moderna il conferimento degli uffici più importanti nelle monarchie assolute e la partecipazione ai consigli maggiori nelle repubbliche aristocratiche furono fatti dipendere dalla nascita; inoltre, l’ammissione in taluni ordini cavallereschi e nei capitoli religiosi, cosiddetti nobili, poteva essere conseguita soltanto da chi fosse in grado di dimostrare l’appartenenza a famiglia nobile da più generazioni. Ancora oggi i rapporti genealogici hanno rilevanza giuridica in materia di successione.
Discendenza di animali il cui studio ha importanza in zootecnia per il miglioramento delle razze d’allevamento (bovini, ovini, cavalli ecc.). Il termine è usato anche come sinonimo di pedigree (➔).