(anche gasometro o gazometro) Serbatoio destinato all’immagazzinamento dei gas. I g. si dividono in due categorie: g. ad alta pressione, che non differiscono sostanzialmente dai serbatoi a volume costante adottati per lo stoccaggio dei liquidi, e g. a bassa pressione, dove la massima pressione raggiunta al di sopra del valore atmosferico non supera qualche centinaio di millimetri di colonna d’acqua (qualche centesimo di bar). I g. a bassa pressione si suddividono, a loro volta, in due categorie: i g. a umido e i g. a secco (o a pistone). Nella versione più semplice i g. a umido (v. fig.) risultano costituiti da una vasca d’acqua a, di ferro o di cemento armato, dentro cui è centrata una campana metallica cilindrica b; sul traliccio esterno c è installato un sistema di guide che consentono lo scorrimento delle carrucole d: ciò permette che la campana sia sempre perfettamente centrata durante i movimenti di salita o di discesa provocati dall’immissione o dalla erogazione del gas. Nel caso siano richieste capacità volumetriche notevoli, oltre alla campana il g. risulta formato da cilindri agganciati telescopicamente uno all’altro (e e f in fig.), che si sollevano progressivamente man mano che sale la campana centrale, alla quale è agganciato il primo cilindro. Nei g. a secco non esiste la vasca d’acqua, che è sostituita da un mantello, circolare o poligonale, dentro al quale scorre un pistone: la tenuta fra mantello e pistone è assicurata da un battente d’olio pesante contenuto in un gocciolatoio che è premuto contro la parete interna del mantello a mezzo di opportuni contrappesi. A differenza dei g. a umido, dove la pressione può variare (sia pure in un ristretto intervallo), nei g. a secco la pressione del gas contenuto è praticamente costante. Negli impianti chimici i g. fanno fronte a eventuali brevi sospensioni dell’esercizio o assicurano la continuità a un processo risultante da parti funzionanti in discontinuo: non sono, pertanto, richieste grandi capacità.