Filo d’argento o di lega di piombo che serve, nelle valvole di sicurezza degli impianti elettrici (dette appunto a f. o anch’esse fusibili), a interrompere il circuito quando l’energia in esso dissipata a causa del passaggio della corrente elettrica è tale da provocarne la fusione per effetto Joule (v. fig.). In genere il f. è calcolato in modo che fonda sotto un carico pari a 1,5 volte il valore di lavoro normale. Successivamente alla fusione si può adescare un arco elettrico; il valore più elevato di corrente che il f. è in grado di interrompere senza che permanga l’arco prende il nome di potere di interruzione nominale. Il filo fusibile è, nelle valvole di sicurezza semplici, sostenuto da due serrafili; in altri casi è contenuto in un adatto supporto di materiale ceramico detto cartuccia, che s’innesta nel portafusibile. L’elemento f. contenuto nella cartuccia è realizzato con fili di argento purissimo, sui quali sono ricavati piccoli fori la cui dimensione determina le caratteristiche d’intervento del fusibile. Allo scopo di realizzare una protezione contro le sovracorrenti con un tempo d’intervento inversamente proporzionale al valore della corrente, in tale tipo di f. è generalmente previsto un secondo elemento f. connesso in serie al primo, il quale è ricoperto con una calza di silicone e fibra di vetro per ottenere un processo di fusione adiabatico. I f. sostituiscono, talvolta, gli interruttori automatici per la loro particolare caratteristica di avere costi contenuti e di interrompere correnti anche elevate in tempi ridotti.