Regione storica della Grecia centrale, abitata dagli Etoli. Gli antichi Greci distinguevano una vecchia E. (ἡ ἀρχαία Αἰτωλία) e un’E. ‘aggiunta’ (ἡ ἐπίκτητος Αἰτωλία). La prima, in buona parte piana, tra i fiumi Acheloo ed Eveno, formava la parte più fertile e popolata della regione (vigne, olivi, cereali); qui sorgeva il capoluogo, Termo, situato presso il Lago Triconide. L’altra parte, l’aspra zona che s’innalza a E, culminando con il M. Corace (od. Chiona, 2510 m), fu conquistata in secondo tempo dagli antichi Etoli.
La storia degli Etoli, oscura per l’età più antica, a partire dal 4° sec. a.C. si identifica con quella della lega etolica, per la prima volta ricordata in un’epigrafe del 367-66. Nel 323 gli Etoli parteciparono alla cosiddetta guerra di Lamia e cominciarono a estendere la loro influenza nella Grecia centrale: probabilmente tra il 301 e il 298 occuparono Delfi, dalla quale invano tentarono di espellerli prima Demetrio Poliorcete (289), poi una lega di città greche guidate da Sparta (280). Subito dopo gli Etoli difesero valorosamente la Grecia e Delfi dai Celti che avevano invaso la penisola balcanica e la loro potenza si accrebbe nel Nord della Grecia. Riuscirono poi a penetrare nel Peloponneso (244) alleandosi con alcune città arcadiche; contemporaneamente inaugurarono una politica marittima fondata sulla pirateria e sull’immunità concessa ad alcune città di mare in cambio del riconoscimento dell’egemonia etolica. Strinsero trattati del genere con Delo, Mileto, Chio, Mitilene ecc.: nella seconda metà del 3° sec. ebbero vere e proprie basi navali a Cefallenia, Lisimachia e altrove. Le relazioni con la Macedonia, che erano state buone durante il regno di Antigono Gonata (283-39), precipitarono al tempo di Demetrio II detto appunto l’Etolico per la guerra condotta contro di loro e terminata con la vittoria di Filacia (233). Sotto il regno del suo successore Antigono Dosone gli Etoli, mantenendosi estranei alle competizioni greche, raggiunsero il massimo della loro potenza. Il declino cominciò con l’alleanza tra Filippo V e gli Achei contro di loro: ciò spinse gli Etoli verso i Romani, dei quali furono alleati nella prima e nella seconda guerra macedonica, pur senza trarne grandi vantaggi. Delusi, si rivolsero ad Antioco III di Siria (192), ma la sconfitta di quest’ultimo, prima alle Termopili (191) e poi a Magnesia (190), li mise alla mercé dei Romani. Nel 167 l’E. perse ogni importanza politica: L. Emilio Paolo ordinò la deportazione degli elementi antiromani e molte regioni, un tempo satelliti dell’E., se ne distaccarono.
I cittadini delle città federate alla lega etolica conservavano la cittadinanza originaria oltre a quella federale. Tutti i liberi oltre i trent’anni godevano di voto attivo e passivo nelle assemblee federali che si tenevano ordinariamente due volte l’anno (una a Termo dopo l’equinozio di autunno, l’altra in località variabile all’equinozio di primavera). A tali assemblee era affidata la decisione nelle questioni di maggiore importanza (pace, guerra, contributi ecc.), oltre che il potere legislativo. Il potere giudiziario era devoluto al consiglio federale, composto da delegati inviati dalle singole città proporzionalmente alla loro importanza. Il massimo magistrato federale era lo stratego annuale, rieleggibile ma non immediatamente, le cui funzioni divenivano naturalmente prevalenti in caso di guerra; era assistito da un collegio permanente di 30 membri (apocleti), del cui parere favorevole aveva bisogno nelle decisioni di maggior momento: trattative con Stati stranieri, direzione della guerra, esazione di contributi, convocazione di assemblee straordinarie.