Nell’antica cosmologia greca, il quinto elemento, incorruttibile, di cui sono costituiti le sfere e i corpi celesti, dal cielo della luna al cielo delle stelle fisse.
E. cosmico Sostanza ipotetica estremamente tenue e imponderabile, presente in ogni parte dell’Universo, sia in quella occupata da materia ordinaria sia nel vuoto, la cui esistenza fu postulata dai sostenitori della teoria ondulatoria della luce per spiegare la propagazione della luce nel vuoto, i fenomeni di polarizzazione, diffrazione ecc. Poiché le vibrazioni luminose, trasversali, erano concepite come vibrazioni elastiche e queste non possono propagarsi che nei corpi elastici solidi, si dovette concepire l’e. come un mezzo perfettamente elastico, solido, eppure tenuissimo, venendosi così ad attribuire a esso proprietà non compatibili fra loro.
In seguito alle scoperte di J.C. Maxwell, che stabilirono la natura elettromagnetica e non elastica, delle vibrazioni luminose, fu abbandonata l’ipotesi dell’elasticità dell’e., che conservava tuttavia il carattere di sostanza materiale immobile nello spazio assoluto. Ma le esperienze ottiche ed elettrodinamiche, tra cui celebre quella di A.A. Michelson, che avrebbero dovuto provare l’immobilità dell’e. mettendo in evidenza gli effetti del moto di un corpo rispetto a esso ( vento di e.), dettero tutte risultati completamente negativi; esclusa l’esistenza di un riferimento assoluto legato all’e., l’ipotesi della sua esistenza venne abbandonata.