Procedimento che, per mezzo di un particolare strumento ( endoscopio) munito di apparati ottici e di illuminazione che si introduce per via naturale o artificiale, consente la visione (diretta o indiretta) della superficie interna di condotti naturali, di organi cavi comunicanti con l’esterno, di cavità sierose, allo scopo di rilevarne le eventuali alterazioni anatomiche. L’endoscopio va dal semplice tipo tubolare (per es., rinoscopio), a tipi dotati di complessi sistemi ottici; il nome cambia a seconda degli usi per cui è predisposto: cistoscopio, esofagoscopio ecc.
I progressi tecnologici registrati dagli anni 1980 nel settore delle fibre ottiche e degli strumenti di rilevazione delle immagini hanno consentito il rapido sviluppo dell’e. come prezioso metodo diagnostico e l’estensione della sua applicazione nel campo terapeutico. Dopo la registrazione delle immagini per mezzo di fotocamere miniaturizzate introdotte con l’endoscopio, è ormai entrata nell’uso corrente la videoendoscopia, nella quale una telecamera miniaturizzata inserita sulla punta dell’endoscopio può rilevare le immagini e trasmetterle al monitor anche ingrandite. Sono state messe a punto particolari tecniche di indagine per i vari apparati, ciascuna con una propria strumentazione, che costituiscono vere e proprie branche specialistiche dell’e., utilizzabili non solo a fini diagnostici, ma anche bioptici e terapeutici (➔ artroscopia; cistoscopio).
L’indagine endoscopica si rivela utile soprattutto in campo oncologico, poiché consente di diagnosticare i tumori in fase precoce esaminando soggetti sintomatici o soggetti che non abbiano sintomi di malattia, ma che appartengano a gruppi ad alto rischio di sviluppare tumori. Nello stomaco, per es., l’e. ha condotto al riconoscimento e alla definizione di carcinomi early (confinati alla mucosa e sottomucosa), small (con diametro inferiore a 10 mm) e minute (con diametro inferiore a 5 mm). La loro identificazione è resa possibile dall’attenta sorveglianza di patologie ad alto rischio di degenerazione, di lesioni pre-cancerose e di organi già operati per neoplasia. Una menzione particolare merita il trattamento endoscopico di neoplasie in stadio iniziale. Accanto alla elettroresezione con ansa diatermica di polipi degenerati, esiste la possibilità di trattare con energia laser i tumori raggiungibili per via endoscopica. L’impiego di piccole sonde ecografiche, poste sull’estremità dell’endoscopio, ha trovato vaste applicazioni nella diagnostica. L’ ecoendoscopio consente di discriminare tra lesioni maligne e benigne, di individuare precocemente recidive anastomotiche, di definire il livello di infiltrazione intramurale delle neoplasie e l’interessamento di linfonodi e strutture adiacenti (vasi, organi) con limiti di risoluzione sempre minori.