Pianta erbacea delle Brassicacee (Brassica napus var. arvensis; v. fig.), spesso confusa con la variante oleifera, più propriamente detta ravizzone. Pianta, annua o bienne, con radice fittonante, fusto alto oltre 1 m, foglie basali glauche e carnose come quelle dei cavoli, fiori gialli o anche bianchi, in grappolo, silique lunghe a semi nerastri o rosso bruni. Differisce dal ravizzone per l’aspetto delle foglie e per i semi più grossi, più oleosi e di colore più scuro. È la più importante delle piante oleifere coltivate nell’Europa centrale e settentrionale; in Italia si coltiva specialmente nel Veneto. Costituisce anche una buona pianta da foraggio come erbaio intercalare (specialmente per prodotto invernale). La specie comprende forme autunnali e primaverili; presenta inoltre diverse varietà; razze migliorate sono state create soprattutto in Germania. La produzione media in semi è di 20 q per ettaro.
Dai semi di c., che ne contengono il 35-45%, si estrae per pressione un olio di c. (o di cavolo), costituito principalmente dai gliceridi degli acidi erucico, oleico, linoleico. È un liquido giallo, di odore e sapore abbastanza gradevole e perciò usato (oltre che per molti usi industriali) anche nell’alimentazione umana. A tale scopo, però, si usa l’olio ricavato da particolari varietà, che forniscono semi a modesta percentuale di acido erucico (che in elevata quantità può esercitare effetti tossici).