Operazione con cui si introducono uno o più atomi di cloro in un composto, in genere organico. Gli atomi di cloro possono saturare composti con doppi legami etilenici o tripli legami, o sostituire atomi d’idrogeno in idrocarburi paraffinici, aromatici ecc. Come agente clorurante si possono usare il cloro gassoso e molti suoi composti (acido cloridrico, fosgene, ipocloriti ecc.); per facilitare la reazione si usano catalizzatori (cloruri di fosforo, di antimonio, di ferro, luce solare). Cloroderivati si ottengono anche facendo reagire altri gruppi funzionali di una molecola, come per es. un ossidrile, con cloruro di fosforo:
R-CH2-OH+PCl5→R-CH2-Cl+HCl+POCl3
Il gruppo amminico –NH2 presente nelle ammine aromatiche può essere diazotato e sostituito con alogeno secondo la reazione di Sandmeyer.
Data l’aggressività dei diversi mezzi cloruranti, la c. si conduce per lo più in recipienti di vetro, di materiali ceramici, di ferro smaltato o di leghe speciali. Per lo smaltimento del calore di reazione causato nella realizzazione industriale del processo dalla notevole esotermicità delle reazioni, si può impiegare un considerevole eccesso del composto da clorurare, oppure si possono diluire i reagenti con gas inerti (azoto ecc.) o con adatti solventi o, infine, realizzare la reazione mediante stadi successivi in ognuno dei quali si fa reagire solo una parte del cloro. Molti composti clorurati si usano come solventi, insetticidi, plastificanti, intermedi in sintesi organiche ecc. La c. si può anche eseguire su composti inorganici, per es., nel trattamento di minerali (con acido cloridrico o con cloruro di sodio), per produrre il cloruro di un metallo.