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Peymann, Claus

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Regista tedesco (n. Brema 1937). Direttore artistico del Berliner Ensemble, storica compagnia fondata da B. Brecht, fautore di un teatro capace di coniugare esigenze estetiche e progetto politico, P., nel corse della sua carriera, ha saputo padroneggiare perfettamente meccanismi drammatici e divertenti gag.

Vita

Direttore dal 1974 dello Staatstheater di Stoccarda, nel 1979 successe a P. Zadek al teatro di Bochum per passare poi (1986-99) al Burgtheater di Vienna, dove ha perseguito, non senza polemiche, la propria vocazione a un teatro dell'eccesso, in grado di rispecchiare i problemi della moderna realtà sociale. Dal 1999 è direttore del Berliner Ensemble. Nel 2007 ha ricevuto il premio Mondello per il teatro.

Opere

Esordì nel solco del teatro brechtiano con Der Tag des grossen Gelehrten Wu per il Berliner Ensemble, orientandosi poi, come direttore del Theater am Turm di Francoforte (1966-69), verso un teatro documentario e politico (H. Kipphardt, M. Walser) e la teatralità sperimentale di P. Handke (Publikumsbeschimpfung, 1966; Das Mündel will Vormund sein, 1968). Autore di regie ironiche, talvolta deliberatamente grossolane e provocatorie, caratterizzate dall'esuberanza barocca delle scene, dalla gestualità clownesca e dalla recitazione antinaturalista degli attori, ha saputo rinnovare la lezione di classici come Goethe e Shakespeare (Faust, 1977; Richard III, 1987; Richard II, 2000) e come Brecht (Die heilige Johanna der Schlachthöfe, 2003; Mutter Courage und ihre kinder, 2005), pur prestando particolare attenzione ad autori contemporanei come B. Strauss, F. X. Kroetz (Die Eingeborene), P. Handke (Das Spiel vom Fragen oder die Reise zum sonoren Land, 1990; Untertagblues, 2004), P. Turrini (Alpenglühen, 1993), Christoph Ransmayr (Die Unsichtbare, 2001). Il suo razionalismo illuminato e il piacere iconoclasta di scioccare il pubblico rinfacciandogli e manipolandone il cattivo gusto e la trivialità hanno trovato singolari consonanze con l'opera apocalittica di T. Bernhard, che P. ha scoperto e rappresentato senza soste, divenendone il principale interprete a teatro (da Ein Fest für Boris, 1970, e Der Ignorant und der Wahnsinnige, 1972, fino a Minetti, 1976, Claus Peymann kauft sich eine Hose und geht mit mir essen, 1986, e Heldenplatz, 1988).

Vedi anche
Bertolt Brecht Brecht ‹brèh't›, Bertolt. - Scrittore e uomo di teatro tedesco (Augusta 1898 - Berlino 1956). Nato da genitori di agiata borghesia, frequentò gli ambienti dell'avanguardia artistica monacense e berlinese abbandonando, senza concluderli, gli studi di medicina e volgendosi all'attività letteraria. Sullo ... ironia filosofia L’originario significato del termine ironia, dissimulazione e insieme anche interrogazione, si conserva solo nell’espressione ironia socratica. Il carattere dell’ironia contraddistingue anzitutto il procedere speculativo di Socrate, che con la sua dichiarazione di ignoranza smaschera la presunta ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. attore Interprete di un’azione drammatica rappresentata scenicamente. L’attore teatrale è interprete di un testo artisticamente compiuto, mentre l’attore cinematografico – in possesso di una tecnica particolare legata alle possibilità espressive del cinema e anche ai modi della ripresa cinematografica – collabora ...
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