Filosofo del diritto e dello stato (Plettenberg 1888 - ivi 1985), prof. nelle univ. di Greifswald, Bonn, Berlino, Colonia; collaboratore nel 1932 del cancelliere K. von Schleicher, iscritto al partito nazionalsocialista nel maggio 1933, presidente per un triennio dell'Associazione dei giuristi nazionalsocialisti. Arrestato dopo la caduta del nazismo, fu poi assolto e si ritirò a vita privata. La riflessione di Schmitt si pone nell’epoca della crisi del costituzionalismo liberale ottocentesco: crisi di valori e di rapporti giuridici, stravolti dal rapido progresso tecnico-scientifico; crisi delle forme tradizionali della lotta politica, finita attraverso i due conflitti mondiali in una sorta di "guerra civile universale" (Weltbürgerkrieg); crisi delle relazioni internazionali, nelle quali l'Europa ha perduto il suo antico ruolo. Denunciando le "ipocrisie" moderne e salvando contro le mistificazioni liberali alcune esigenze populiste (völkisch), S. parte dal riconoscimento della realtà effettuale per individuare le categorie del "politico", ricondotte alla contrapposizione amicus-hostis, fuori della morale e del diritto. Critico della dottrina liberale dello stato di diritto, ha guardato ai soggetti reali della lotta politica, e ha posto la "decisione" politica, in polemica con H. Kelsen, all'origine di ogni sistema giuridico.
Tra le opere principali, si segnalano: Politische Romantik (1919); Die Diktatur (1921; trad. it. 1975); Politische Theologie (1922); Begriff des Politischen (1927); Verfassungslehre (1928; 2a ed. 1970, trad. it. 1984); Positionen und Begriffe im Kampf mit Weimar-Genf-Versailles (1940); Theorie des Partisanen (1963; trad. it. 1981); Politische Theologie II (1970); pubblicate in italiano anche le antologie: I principi politici del nazionalsocialismo (a cura di D. Cantimori, 1935) e Le categorie del "politico" (a cura di G. Miglio, 1972).