bonifica
Terre restituite all'agricoltura
La bonifica è quel complesso di operazioni che rendono coltivabile e abitabile una porzione di territorio che in precedenza, per varie cause, non lo era. Una tipica bonifica è il prosciugamento di una zona paludosa, spesso anche malsana per la presenza di insetti che trasmettono malattie come la malaria.
Oggi si è reso necessario un ulteriore tipo di bonifica, quello mirante al recupero di zone degradate a causa dell'inquinamento, specie industriale, provocato dall'uomo.
La tipica bonifica che si opera su un terreno è quella idraulica, in zone che sono permanentemente, o anche solo periodicamente, invase dalle acque. Paludi, delta di fiumi, zone costiere vengono bonificate per recuperare vaste aree che possono essere così destinate all'agricoltura o a nuovi insediamenti urbani. La bonifica idraulica si realizza di solito per mezzo di pompe che prelevano l'acqua e la scaricano in un bacino da cui può defluire naturalmente.
In Italia, nel secolo scorso, sono state eseguite molte opere di bonifica, alcune delle quali imponenti, come in Maremma e nel Veneto (sia nel delta del Po, fra Veneto ed Emilia, sia in varie zone della provincia di Venezia). Generalmente a queste bonifiche ne corrisponde anche una igienica, con un miglioramento delle condizioni di vita. Infatti nelle zone paludose vivono anche insetti, come le zanzare, che non sono solo fastidiosi ma possono anche trasmettere malattie, come la malaria.
Anche se porta un vantaggio, ovvero il recupero di terre che possono essere sfruttate o abitate, ogni bonifica di questo tipo resta comunque un'alterazione dell'ecosistema, e oggi c'è maggiore attenzione a salvaguardare anche le regioni paludose o apparentemente insane, che rappresentano comunque un esempio di ambiente naturale pur se ostile all'uomo.
Da qualche decennio si operano, con altri metodi, anche bonifiche di aree rese invivibili, o addirittura pericolose, dall'uomo. Si tratta di territori, anche molto diversi fra loro, la cui superficie ha assorbito quantità notevoli di sostanze inquinanti. Questo è avvenuto, per esempio, in varie zone industriali in cui non è stato correttamente eseguito lo smaltimento dei rifiuti tossici, ma anche in terreni agricoli dove sono state riversate sostanze inquinanti, infrangendo tutte le leggi che regolano questa delicata materia. Nel nostro paese casi clamorosi di inquinamento industriale si sono riscontrati per esempio a Venezia (Porto Marghera), a Napoli e a Gela, in Sicilia.
Una prospettiva molto interessante per il futuro, già sperimentata su piccola scala in alcune zone, è l'utilizzazione di particolari specie di batteri in grado di eliminare, digerendole, le sostanze tossiche. Questo tipo di bonifica è detto, con un termine inglese, bioremediation.
Il caso più importante di bonifica italiana è rappresentato dalla bonifica dell'Agro Pontino, la regione a sud di Roma dove oggi sorge Latina, eseguita negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Si arrivò allora, infatti, a eseguire per la prima volta una bonifica 'integrale' del territorio, comprendente opere non solo di prosciugamento idraulico e di tipo igienico, ma anche costruendo strade, ingrandendo paesi o edificando intere città e intervenendo sul territorio con opere forestali. L'Italia, che usciva allora dalla Prima guerra mondiale, aveva un'economia basata sostanzialmente sull'agricoltura. Alla fine di quella guerra milioni di contadini, ma anche operai, premevano per avere nuovi terreni disponibili per le coltivazioni. Nel 1917 fu costituita l'Opera nazionale combattenti, con il compito di eseguire bonifiche di territori che sarebbero stati destinati ai contadini smobilitati dall'esercito. Fra questa data e il 1928, anno in cui venne emanata la 'legge Mussolini' che fissò definitivamente i criteri per un piano di bonifiche pubbliche e miste (ovvero con capitali non solo pubblici ma anche privati), maturò il concetto e l'esperienza di bonifica integrale proprio in riferimento a quella dell'Agro Pontino.
L'area da bonificare era costituita da 75.000 ha di litorali e paludi a circa 70 km a sud-est di Roma. Nella bonifica, che all'epoca ebbe notevole eco internazionale, lo scopo primario non era quello igienico-sanitario ma il recupero di territori incolti e improduttivi da destinare a nuovi coloni, per la lotta alla disoccupazione nelle campagne, vera piaga sociale dopo la Prima guerra mondiale. In questo modo la bonifica puntava a ottenere stabilità sociale, l'incremento della produzione agricola e l'autosufficienza alimentare. La bonifica pontina ha dato origine a città come Littoria (in seguito chiamata Latina), Sabaudia e Pomezia e resta la maggiore esperienza di pianificazione territoriale in Italia.
Una bonifica idraulica storica importantissima è stata quella compiuta in Olanda (Paesi Bassi, v. anche Paesi Bassi, storia dei)) tra il 1920 e il 1935, allorché un'intera regione a nord-ovest del paese, oggi chiamata Zuiderzee, fu letteralmente 'strappata' al mare grazie alla costruzione di un sistema di dighe che impedisce al mare stesso di entrare e sommergerle. La particolarità di questa bonifica olandese è rappresentata dal fatto che quelle terre restano sotto il livello del mare, che le invaderebbe nuovamente se non vi fossero le dighe continuamente mantenute in perfetta efficienza.
A volte però le bonifiche di territori possono avere anche effetti negativi non previsti. Un esempio storico è costituito dalla costruzione della diga di Assuan, in Egitto. Fu costruita una prima volta, a pochi chilometri dalla città, fra il 1889 e il 1912, per contrastare e contenere le piene del fiume Nilo che da sempre, periodicamente, invadeva enormi distese di terreni. La diga, progettata da Sir William Wilcocks, aveva una lunghezza di oltre 2 km ed era alta oltre 50 m; ai suoi tempi era la più imponente del mondo e rappresentava un capolavoro dell'ingegneria civile. Grazie allo sbarramento della diga si riuscì a contenere le piene del fiume, che, quando avvenivano, andavano a formare un lago le cui acque venivano poi lasciate defluire oltre la diga stessa con regolarità. In questo modo si recuperarono per l'agricoltura le vaste aree di quella regione che, per millenni, erano state periodicamente invase dalle acque.
Negli anni Cinquanta del Novecento si iniziò a pensare a un potenziamento della diga di Assuan. Ne venne costruita una seconda, la 'diga alta', inaugurata nel 1971. Il lago che si formò grazie a questa seconda diga, chiamato Nasser dal nome del presidente egiziano che portò a compimento la costruzione, ha una superficie di oltre 5.000 km2 ed è uno dei più grandi laghi artificiali al mondo.
Oltre agli effetti positivi della bonifica, che furono l'aumento delle aree sfruttabili per l'agricoltura, la produzione di energia elettrica grazie alle dighe, la disponibilità di acqua per irrigazione tutto l'anno, si ebbero però anche imprevisti effetti negativi, specie per l'ambiente. Infatti le piene del Nilo portavano in quei terreni il limo, un fertilizzante naturale che ora deve essere rimpiazzato da concimi artificiali, spesso costosi e inquinanti. I costi umani dell'operazione, inoltre, furono elevati, con varie decine di migliaia di persone che dovettero lasciare le loro case, sommerse dalle acque del lago. Infine molti importanti siti archeologici sono stati sommersi, anche se i più importanti monumenti, come per esempio il famoso e bellissimo Tempio maggiore di Abu Simbel, costruito intorno al 1250 a.C. dal faraone Ramses II, sono stati traslocati dal loro sito originario in altri sopra il Lago Nasser.