Organizzazione del laicato cattolico per una speciale e diretta collaborazione con l’apostolato gerarchico della Chiesa. Suoi precedenti si possono considerare varie associazioni cattoliche sorte in diversi paesi nel 19° sec.; il movimento si rafforzò con il congresso internazionale cattolico di Malines (1863) e si consolidò sotto il pontificato di Leone XIII e i successivi, particolarmente sotto Pio XI (enciclica Ubi arcano Dei, 1922). Identica nell’intento e nella struttura fondamentale ed estesa ormai a quasi tutto il mondo, l’A. si presenta più accentrata e con carattere interclassista nelle nazioni latine, più decentrata e in forma federativa nei paesi anglosassoni.
In Italia, falliti i primi tentativi fatti con le Amicizie cattoliche, dopo il Congresso di Malines il movimento si riaffermò a Bologna con una Associazione cattolica di breve durata, quindi con la Società della gioventù cattolica italiana, approvata da Pio IX (1868) e l’Opera dei congressi e comitati cattolici (1876). Dopo una grave crisi provocata dai seguaci di R. Murri, quest’ultima fu sciolta da Pio X nel 1904 e riordinata l’anno successivo (enciclica Il fermo proposito) in quattro organizzazioni indipendenti: Unione popolare, per la propaganda; Unione economica sociale; Unione elettorale; Società della gioventù cattolica italiana, maggiormente soggetta all’autorità ecclesiastica. Erano sorte intanto la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI, 1892) e l’Unione fra le donne cattoliche italiane (1908). Per questo motivo Benedetto XV creò, come organi di collegamento, una giunta direttiva dell’Azione Cattolica Italiana (ACI, 1915) e le giunte diocesane. L’Unione elettorale e quella economica sociale furono sciolte in seguito alla costituzione del Partito popolare (1919) e delle Confederazioni dei lavoratori («cooperativa» e «della mutualità e previdenza»). Il movimento femminile fu organizzato nell’Unione Femminile Cattolica Italiana (UFCI). Sotto Pio XI furono istituiti i Segretariati (per la scuola, per la moralità, per la cultura). Soppressi dal governo fascista, oltre ai partiti politici, anche i sindacati liberi, si crearono, con attività ridotta, le sezioni professionali; ma l’ACI nel suo complesso, riconosciuta dal Concordato (1929), poté resistere all’azione del governo, il quale aveva già ottenuto lo scioglimento dell’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana (ASCI, 1927) e della Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane (FASCI), e tentò di sopprimere tutte le associazioni giovanili, onde la grave crisi del 1931 (enciclica Non abbiamo bisogno). Il successivo accordo con il governo costrinse ad alcune modificazioni, in seguito alle quali crebbe la dipendenza dell’ACI dall’autorità ecclesiastica, specialmente dai singoli vescovi. Durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale sorsero o si ricostituirono con nuovo nome varie organizzazioni. Gli statuti del 1946 diedero maggiori responsabilità ai laici nel campo dell’azione pratica, e attribuirono all’ACI funzioni di coordinamento di altre istituzioni. Il Concilio Vaticano II, riconoscendo maggiore capacità operativa e libertà d’azione all’apostolato dei laici, avviò una revisione delle funzioni dell’ACI, la quale promulgò (1969) un nuovo statuto approvato ad experimentum da Paolo VI, che prevedeva una più agile struttura organizzativa ed era caratterizzato da spirito di apostolato sociale, in diretta collaborazione ma non in dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica. Attualmente l’ACI rimane la principale associazione cattolica tradizionale. A livello internazionale aderisce al Forum Internazionale di Azione Cattolica (FIAC), costituito nel 1987 per coordinare le organizzazioni dell’A. sorte in America, Europa (in particolare centrale e orientale), Africa e Asia, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II.