mutualità Nel linguaggio giuridico e sociologico, complesso di istituzioni a base associativa regolate dal principio dell’aiuto scambievole e delle prestazioni reciproche. Ciò che caratterizza il fenomeno della m. è la sua volontarietà e l’assenza del fine di lucro. Da tale definizione appare chiaro che il termine m. non è usato in senso proprio quando lo si adopera per designare gli enti e le organizzazioni pubbliche non basati sul carattere volontario dell’adesione, ma su un elemento coercitivo, connesso particolarmente all’obbligatorietà delle contribuzioni da parte della collettività o delle categorie economiche destinatarie delle loro prestazioni assistenziali. Questo carattere si riscontra nei numerosi organismi denominati comunemente mutue (abbreviazione di locuzioni quali cassa mutua, società di mutuo soccorso), i quali, utilizzando tali contribuzioni, integrate spesso dal contributo dello Stato, erogano prestazioni assistenziali in relazione al verificarsi di determinati eventi: malattia, incidenti, esigenze di finanziamento, ritiro dal lavoro ecc.
Manifestazioni di m. nel senso sopra chiarito possono riscontrarsi fin dalla più remota antichità. Nell’antica Roma esistevano diversi sodalizi, costituiti tra fedeli delle varie divinità pagane, chiamati sodalicia e sodalitates e tra essi si distinguevano particolarmente i collegia funeraticia, il cui scopo era quello di garantire le onoranze funebri e i soccorsi alle famiglie dei soci defunti. Scopi analoghi si proposero nel Medioevo le confraternite chiamate della buona morte o fratelli della misericordia e simili. Ma ben presto a queste finalità se ne aggiunsero altre di natura più spiccatamente economica, cioè quelle di aiutare gli associati nelle circostanze avverse, come pure di assicurare un vitalizio per la vecchiaia, di facilitare l’acquisto di attrezzi del mestiere e così via. Tali finalità assunsero con il tempo maggiore importanza e nel primo Ottocento diedero luogo al fiorire di numerose associazioni specie nell’ambiente operaio. Queste associazioni, che si costituirono dapprima nei paesi dell’Europa occidentale, furono variamente denominate: in Gran Bretagna friendly societies, in Francia associations ouvrières o compagnonnages, in Italia mutue o società di mutuo soccorso.
Nella stessa epoca e in quella successiva si delinearono due tendenze evolutive che dovevano imprimere all’associazionismo mutualistico una svolta decisiva. Da un lato, accanto e oltre le forme puramente associazionistiche, prive quasi sempre di solida base finanziaria e perciò non in grado di assicurare ai consociati garanzie e sicurezza di prestazioni in caso di bisogno, andarono sviluppandosi vere e proprie imprese, che assunsero il nome di cooperative, le quali, pur essendo anch’esse basate sull’assenza di finalità lucrative, assunsero come scopo caratteristico il ‘servizio’ degli associati in quanto portatori di analoghi bisogni e interessi. L’altra tendenza evolutiva riguarda l’obbligatorietà e la progressiva generalizzazione a tutte le categorie sociali delle prestazioni che sul piano propriamente volontario sono proprie della mutualità. Si è osservato sopra che l’affermarsi di questa tendenza alla ‘pubblicizzazione’ delle prestazioni assistenziali, il cui onere finanziario, sostenuto dalle contribuzioni coattive delle categorie economiche interessate, tende sempre più a essere posto a totale carico della collettività (cosiddetta fiscalizzazione degli oneri sociali), toglie alla m. il suo carattere distintivo fondamentale, cioè la spontaneità del movimento associativo che tali fini si propone.
Il movimento mutualistico a base volontaria continua tuttavia a operare in molti casi, come le prestazioni integrative di quelle, non sempre adeguate e sufficienti, erogate dagli enti pubblici di assistenza e previdenza; come pure le attività di tipo ricreativo, culturale ecc.