Fisico (Pisa 1841 - ivi 1912). Inventore del motore e della dinamo a corrente continua, P. svolse ricerche anche in altri campi, dall'astronomia (ideò un cronografo elettromagnetico) alla termologia, alla meccanica agraria.
Allievo del Collegio S. Caterina, e inoltre del padre Luigi, professore di fisica tecnologica nello Studio pisano, P. nel 1856 si iscrisse nell'università di Pisa dove si laureò, dopo breve interruzione di studi per partecipare alla guerra del 1859, in matematiche applicate (1861). Dopo un anno di assistentato presso il padre, fu nominato (maggio 1862) aiuto di G. B. Donati, astronomo a Firenze; in seguito, alla fine del 1864, professore di fisica e chimica, poi di fisica nell'Istituto tecnico di Bologna. Nel marzo 1873 fu professore di fisica nell'università di Cagliari, e infine (1881) di fisica tecnologica nell'università di Pisa, ove successe a suo padre. Senatore dal 1906, fu socio delle più alte accademie italiane (socio nazionale dei Lincei, 1898) e di molte straniere, presidente onorario dell'Associazione elettrotecnica italiana (1905).
Inventore dell'anello che da lui prende nome e della macchina che può essere considerata il prototipo dei generatori dinamici di corrente elettrica e dei motori elettrici; a tale invenzione egli pervenne nel corso di ricerche volte alla risoluzione di problemi relativi alla misurazione di correnti elettriche. All'anello, che P. sperimentò come generatore nel 1859, seguì (1860) la più evoluta «macchinetta», costruita con l'aiuto del meccanico Poggiali, immediatamente sperimentata come motore e come dinamo, e della quale, tra il 1860 e il 1862, P. riuscì a determinare la potenza, il consumo e il rendimento. L'invenzione fu da lui stesso resa di pubblica ragione (1865) in un articolo sul Nuovo Cimento. In un soggiorno parigino (1865) ebbe occasione d'incontrarsi con Z. Th. Gramme al quale spiegò minutamente il principio e il funzionamento della sua macchina. Sta di fatto che nel primo brevetto preso da Gramme in Francia (1869) e in Italia (1871), delle varie disposizioni presentate con il proposito di ottenere corrente indotta continua, le uniche valide sono identiche a quelle di Pacinotti. P. rivendicò a sé l'invenzione contro l'«usurpazione» (come la chiamò W. Siemens) di Gramme con una lettera (1871) all'Accademia di Francia (pubblicata nei Comptes rendus) e tale rivendicazione ribadì in altre occasioni. I suoi successivi studi sulle macchine a induzione lo portarono ad alcune ingegnose modificazioni del primitivo modello e a miglioramenti sensibili delle prestazioni, e lo spinsero a tentativi di realizzare macchine ad alta tensione. L'attività di P. si svolse anche in altri campi, dall'astronomia (ideò un cronografo elettromagnetico) alla termologia, alla meccanica agraria. I suoi scritti inediti contengono progetti, abbozzi e intuizioni talvolta precorritrici. n Il museo e l'archivio pacinottiani presso l'univ. di Pisa conservano i suoi autografi e quasi tutte le macchine (compresi il primo anello e la macchinetta del 1860).