Metodologia di ricerca sviluppata nel campo delle scienze sociali per lo studio sistematico e oggettivo delle comunicazioni, o messaggi nell'accezione più ampia del termine, che persone e/o gruppi sociali si scambiano al fine di comunicare. Scopo dell'a. del c. è quello di interpretare i simboli che costituiscono il contenuto delle comunicazioni, siano esse scritte o verbali (libri, giornali, documenti, discorsi ecc.) o di altro genere (radio, cinema, TV, pittura, musica, comportamenti gestuali ecc.), in rapporto al contesto sociale entro il quale essi sono prodotti, diffusi e recepiti.
L'a. del c. nacque negli SUA verso la fine del 19° sec., con lo studio della stampa quotidiana. Durante gli anni Trenta essa fu estesa alle scienze sociali, ma i progressi più importanti sono legati alle ricerche condotte da H. D. Lasswell nel corso dell'ultima guerra nel campo del linguaggio politico (H. D. Lasswell e altri, The language of politics. Studies in quantitative semantics, 1949; trad. it. 1979). Nei primi anni Cinquanta, l'a. del c. ha ricevuto ulteriori contributi, sia teorici sia metodologici, usufruendo dell'apporto di altre discipline quali, per es., la psicologia ed estendendo il proprio campo di applicazione a forme di comunicazione diverse da quelle scritte (comunicazioni audiovisive, arte in generale, iconografia ecc.). Gli sviluppi più recenti di questa metodologia di ricerca sono legati all'uso degli elaboratori.
L'a. del c. presenta tuttora aspetti controversi. In particolare, si discute se debba trattarsi di una metodologia di tipo quantitativo o qualitativo, e soprattutto, se debba limitarsi a considerare il contenuto manifesto di una comunicazione o il suo contenuto latente. Nel rispondere alle questioni poste dalla classica formulazione del chi dice, che cosa, a chi, con quali effetti e perché, l'a. del c. è in genere utilizzata: per descrivere le caratteristiche di una comunicazione; per esplicitarne gli antecedenti e le motivazioni; per individuarne gli effetti sul pubblico cui è destinata. Allo scopo essa si avvale di un ben definito piano di ricerca. Una volta stabilito l'argomento da trattare e il relativo quadro di riferimento teorico, il ricercatore deve reperire i dati approntando un piano di campionamento per scegliere: il tipo di comunicazione; i limiti spaziali e temporali dello studio; i singoli documenti da esaminare e, eventualmente, particolari sezioni di questi. Il passo successivo consiste nella scelta delle cosiddette categorie d'analisi, le quali rappresentano i significati concettuali delle variabili rilevanti ai fini dello studio e costituiscono, oltre che un sistema di classificazione, l'effettivo legame tra le ipotesi formulate e il contenuto di una comunicazione. Il ricercatore deve poi stabilire la dimensione delle unità di rilevazione (unità d'analisi) e il cosiddetto sistema di enumerazione, cioè le modalità di quantificazione e di registrazione delle caratteristiche significative di un testo (ad es., il tempo e/o lo spazio dedicato a un certo argomento, la presenza/assenza di una data caratteristica, il numero totale delle volte che essa compare). I dati così raccolti e sistematizzati vengono infine analizzati con l'ausilio di particolari tecniche statistiche, tra le quali l'analisi delle frequenze e l'analisi delle contingenze.