fello
fèllo agg. [lat. mediev. fello (-onis): v. fellone]. – 1. letter. Malvagio, empio, scellerato: gridava: «Or se’ giunta, anima fella!» (Dante); spietato, crudele: uomini e dèi Mi sian contrari, [...] duro e fello Destin ci trasse (Ariosto); e con uso sostantivato, raro: intatto Che lasciaron quei felli? (Leopardi). 2. ant. Irato, corrucciato: [il falcone] da lunge si pone Dal suo maestro, disdegnoso e fello (Dante); anche, malinconico, dolente. ...
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groppo
gróppo (o gròppo) s. m. [affine a gruppo]. – 1. a. Viluppo, groviglio, nodo intricato: fare groppo, di filo, corda o altro che s’avviluppi; Di sé e d’un cespuglio fece un g. (Dante); Groppo di [...] nubi rapide su’ venti (Carducci); fig., dubbio, difficoltà: e ’l groppo solvi (Dante). In usi region. è sinon. di nodo anche nel sign. proprio e generico, ma è di uso com. nelle locuz. fare g. in gola, avere un g. alla gola, avvertire una sensazione ...
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verme
vèrme (ant. e region. vèrmo; ant. o pop. vèrmine) s. m. [lat. vĕrmis]. – 1. a. Nome di varî animali invertebrati caratterizzati da forma allungata, consistenza molle, assenza di zampe; da un punto [...] solo per umiliare o umiliarsi, con tono più o meno scherzoso: non è o non sono che un v. di fronte a lui! b. In Dante, mostro infernale: Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo; ov’io mi presi Al pel del vermo reo, mi aggrappai ai peli di Lucifero. c ...
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grosso1
gròsso1 agg. [lat. tardo grŏssus]. – 1. In senso relativo, di oggetto che ha una certa grossezza (la quale è precisata da un’espressione numerica, o è genericamente determinata da un avverbio [...] ; un g. fabbricato; una g. campana; pere, mele g.; uva di g. chicchi; sabbia, ghiaia g.; Grandine g., acqua tinta e neve (Dante); gli cadevan giù g. lacrimoni. b. Con riferimento al diametro: filo, spago g.; una g. fune; capelli g.; dita grosse; un g ...
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scoppiare1
scoppiare1 v. intr. [der. di scoppio] (io scòppio, ecc.; aus. essere). – 1. a. Spaccarsi a un tratto, violentemente e fragorosamente, per eccesso di pressione, con riferimento a recipienti [...] scoppio; bisogna che dica tutto, se no scoppio; ma io scoppio Dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego (Dante). Nel linguaggio sport., non com., non avere più fiato, essere costretto a cedere o ad abbandonare la gara per esaurimento improvviso ...
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ostello
ostèllo s. m. [dal fr. ant. ostel (da cui il mod. hôtel), che è il lat. hospitale (v. ospedale)]. – 1. a. ant. o poet. Luogo d’abitazione o d’alloggio anche temporaneo, quindi casa, palazzo, [...] il piè movea (Pindemonte). In senso fig., sede, ricetto (cfr. gli usi analoghi di albergo, ospizio): Ahi serva Italia, di dolore ostello (Dante); o. di valore, o. di virtù, e sim. (con riferimento a persone, in quanto ricche di valore o di virtù). b ...
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scoprire
(ant. o poet. o region. scovrire) v. tr. [comp. di s- (nel sign. 1) e coprire] (coniug. come coprire). – 1. a. Togliere ciò che serve a coprire, a riparare, a nascondere alla vista: s. una pentola; [...] e letter., rivelare a parole, denunciare o spiegare: E avvegna ch’assai possa esser sazia La sete tua perch’io più non ti scuopra (Dante); Io vo’ che tu mi scopra Chi diè consiglio e chi fu insieme all’opra (T. Tasso); i suoi desiri Ella scopre a te ...
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femmina
fémmina (ant. e poet. fémina) s. f. e agg. [lat. femĭna, della stessa radice di fecundus, quindi propr. «fruttifera»]. – 1. Dal punto di vista biologico si definisce femmina, e si indica col [...] è per lo più spreg.: una f. disonesta; una mala f.; ant., f. di mondo, meretrice; corre sempre dietro alle f.!; analogam., in Dante (Vita Nuova): non ad ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e che non sono pure femmine (che non sono cioè ...
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mirabile
miràbile agg. [dal lat. mirabĭlis, der. di mirari «ammirare, meravigliarsi»]. – 1. Degno d’ammirazione, che desta grande ammirazione: virtù, valore m.; con pazienza, con diligenza m.; con m. [...] . per dottrina, per sapere; fu m. per il coraggio, per la santità, per l’abnegazione dimostrata; vidi venire la m. Beatrice (Dante); il mirabil frate prese poi una gran croce ch’era appoggiata a un pilastro, se la inalberò davanti (Manzoni); dottor m ...
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magnificenza
magnificènza (ant. magnificènzia) s. f. [dal lat. magnificentia, der. di magnificus «magnifico»]. – 1. a. Naturale disposizione a far cose ammirabili, grandezza nell’operare e nel sentire: [...] cioè d’avere ucciso un così fatto falcone per onorarla (Boccaccio); anche al plur.: Le sue magnificenze conosciute Saranno ancora (Dante). c. Titolo attribuito un tempo a prìncipi o grandi signori, oggi soltanto, e raram., in lettere o comunicazioni ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...