Pseudonimo (assunto nel 1937) del pittore, disegnatore e incisore Wolfgang Schultze (Berlino 1913 - Parigi 1951). Tra le figure più affascinanti della pittura del dopoguerra, influenzato inizialmente da P. Klee e da surrealisti come Miró e Arp, W. arriva poi ad elaborare un tipo di immagine astratta libera da ogni preconcetta forma mentale, che si affida alla vibrazione del segno e alla segreta, sottile vitalità di tutto il tessuto pittorico.
Fin da giovanissimo si dedicò alla musica, studiando il violino, e al disegno; fu anche appassionato di scienze naturali e studiò antropologia all'Istituto di studi africani di Francoforte; per un breve periodo frequentò il Bauhaus di Dessau. Trasferitosi a Parigi nel 1932, si dedicò alla fotografia, raggiungendo un alto livello professionale, e fu in contatto con l'ambiente surrealista, con H. Arp, con F. Léger, con T. van Doesburg. Nel 1933 si recò in Spagna, dove si stabilì rifiutandosi di tornare in Germania per prestarvi il servizio militare. Fu arrestato nel 1936 ma riuscì a raggiungere Parigi, dove continuò a fare il fotografo. Con la guerra, fu di nuovo internato; liberato nel 1940, si rifugiò nel sud della Francia e tornò a Parigi nel 1945.
I suoi primi disegni sono del 1933; legati formalmente a Klee, sono tristi e grotteschi e affidano la loro organizzazione al puro gioco dell'immaginazione. Dal 1937 la raffigurazione di animali strani, un'invenzione ludica che ricorda Calder, esprime un senso profondo di solitudine e di ostilità delle cose. In seguito, con precisione penetrante W. descrive le associazioni angosciose dettate dai suoi mali fisici e dalla sua situazione; le forme della natura subiscono una metamorfosi radicale, mentre la scrittura diviene del tutto automatica. Dal 1946 la sua pittura non è più rappresentazione, ma un'azione diretta, secondo i ritmi del gesto, al limite fra l'esistenza e la caduta nel non-essere. Sartre fu specialmente colpito da questa pittura pulsante, fatta di ferite e lacerazioni, di macchie, di filamenti colorati in cui talvolta s'insinuano ricordi del mondo esteriore (Bateau ivre, Fantôme bleu), ma affondati nell'inconscio dell'autore. Nell'ambito dell'esperienza grafica, che ha avuto un significato costante di stimolo e liberazione durante tutta la vita di W., di grande significato sono le sue illustrazioni per opere di Sartre (Visages, 1948; Nourritures, 1949), di Kafka (L'invité des morts, 1948), di Artaud (Le Théâtre de Séraphin, senza data), di R. de Solier (Naturelles, 1948). Minato nel fisico da una vita sregolata e dall'abuso di alcol, W. morì lasciando una precoce testimonianza di quella che è stata variamente definita come art autre, informel, astrazione lirica.