Röhrig, Walter
Pittore e scenografo cinematografico tedesco, nato a Berlino il 13 aprile 1897 e morto a Potsdam il 6 dicembre 1945. Insieme a Hermann Warm fu il personaggio più rappresentativo della scenografia espressionista, in cui portò un'allucinata concezione dello spazio mutuata dalla disarticolazione delle linee e dal gusto antinaturalista dell'omonimo movimento pittorico. Dalla fine degli anni Venti, manifestò l'esigenza di una vocazione più realistica propiziato dall'avvento del sonoro. Fino al 1936 firmò quasi tutti i suoi lavori insieme a Robert Herlth (1893-1962).
Pittore vicino al gruppo della rivista berlinese "Der Sturm", dopo aver lavorato a Zurigo come scenografo teatrale esordì nel cinema con Die Pest in Florenz (1919; La peste a Firenze nel secolo XV) di Otto Rippert, in cui collaborò con Warm, Walter Reimann e Franz Jaffé. Ritrovò Warm e Reimann in Das Cabinet des Dr. Caligari (1920; Dott. Calligari, noto anche come Il gabinetto del dottor Caligari) di Robert Wiene: i tre affrontarono la rielaborazione plastico-figurativa dello spazio cinematografico utilizzando in chiave antinaturalistica i fondali dipinti (un retaggio della cultura teatrale che il cinema stava superando) e immergendo il film in una dimensione allucinatoria, secondo la poetica dell'Espressionismo. Questi fondali non rispettavano le normali leggi della prospettiva, e inserivano gli attori in un labirinto di linee diagonali, strade a zig-zag, lampioni sbilenchi, angoli obliqui, superfici fuori asse, volumi irregolari, che rimandano a una visione da incubo in linea con la vicenda narrata, quella di un losco imbonitore che controlla un sonnambulo con l'ipnosi, inducendolo a compiere delitti. In seguito lo stile di R. andò evolvendosi verso una progressiva accettazione della tridimensionalità. Meno rilevante fu infatti il ruolo del segno grafico nei suoi film successivi: Der Golem, wie er in die Welt kam (1920; Golem ‒ Come venne al mondo) di Paul Wegener e Carl Boese, in cui R., pur non accreditato, collaborò con il grande architetto espressionista Hans Poelzig; Toteninsel (1920) di Carl Froelich, dove lavorò con Warm, e per la prima volta con Herlth; Masken (1920) di William Wauer, ove fuse suggestioni espressioniste, cubiste e naturalistiche; Der müde Tod (1921; Destino) di Fritz Lang, nel quale firmò le scenografie dell'episodio tedesco, e collaborò per l'ultima volta con Warm; quindi Der Schatz (1923; Il tesoro o L'oro della morte) di Georg W. Pabst e Zur Chronik von Greishuus (1925; L'erede dei Grishus) di Arthur von Gerlach (dove ebbe di nuovo a fianco Poelzig). Tra il 1924 e il 1926 lavorò per Friedrich W. Murnau: in Der letzte Mann (1924; L'ultima risata) e Tartüff (1925; Tartufo) tentò di ritrovare nella tridimensionalità dei volumi le suggestioni antirealiste della scenografia espressionista, adottando soluzioni meno appariscenti ma ancora improntate al gusto per un segno grafico allucinatorio e ipnotico, mentre in Faust ‒ Eine deutsche Volkssage (1926; Faust) sembrò ritrovare la stessa stilizzazione di Caligari, fatta di linee tortuose e labirintiche. Dopo l'avvento del sonoro R. imboccò la strada di un naturalismo che mortificava le ambizioni metafisiche delle sue iniziali sperimentazioni.
Firmò le scenografie di quasi tutti i film diretti da Gustav Ucicky tra il 1929 e il 1936, e nel 1936 tentò anche la strada della regia, dirigendo Hans im Glück insieme a Herlth. Terminato il sodalizio con quest'ultimo, tra il 1937 e il 1941 prese parte a quasi tutti i film di Karl Ritter, tra cui Capriccio (1938) e GPU (1942; Ghepeù), concludendo la sua carriera con Via mala (1945) di Josef von Baky.