Storico, grammatico e uomo politico romano (n. 334 circa - m. 394 d. C.). Amico di Simmaco (e con lui imparentato), zelante fautore del paganesimo, ebbe cariche sotto Graziano e sotto Teodosio, che per la sua dottrina lo volle a corte quale quaestor sacri palatii; intorno al 383, e nuovamente intorno al 390, fu prefetto del pretorio per l'Italia, l'Illirico e l'Africa. Passato all'usurpatore Eugenio (circa 393), fu l'animatore della tentata restaurazione del paganesimo; poco prima della battaglia decisiva tra Eugenio e Teodosio, tradito dalle sue truppe, si uccise. n Il figlio, Nicomaco Flaviano, fu prefetto di Roma (393 e 399), poi (431-432) prefetto del pretorio per l'Italia, l'Illirico e l'Africa; insieme col figlio, Appio Nicomaco Destro (prefetto di Roma nel 431), emendò il testo della prima deca di Livio.