Vicino Oriente antico. Liste lessicali e tassonomie
Liste lessicali e tassonomie
di Hermann Hunge
Evoluzione delle liste lessicali
Le liste costituiscono un elemento culturale tipico delle civiltà dell'antica Asia occidentale in cui era in uso la scrittura cuneiforme. Le liste mesopotamiche possono essere definite per la maggior parte 'lessicali', in quanto consistono di vocaboli disposti in una sequenza dotata di significato. Le liste lessicali sono tra i più antichi documenti della scrittura cuneiforme: i primi esemplari, infatti, sono stati rinvenuti nel IV livello dell'area templare dell'Eanna, nella città di Uruk (fine del IV millennio), assieme a documenti di tipo amministrativo. Nell'evoluzione storica delle liste lessicali sono individuabili tre periodi, i quali corrispondono grosso modo alle seguenti epoche: (a) il III millennio; (b) la prima metà del II millennio; (c) dalla seconda metà del II millennio alla prima metà del I millennio.
a) In questo primo periodo della scrittura cuneiforme le liste contengono enumerazioni di animali, di piante, di manufatti, di professioni, di titoli di funzionari (in diverse varianti) e di toponimi. Una delle liste di professioni è strutturata, in parte, secondo un ordine gerarchico, nel senso che inizia con i titoli dei funzionari di grado più elevato; è stata copiata di frequente dagli scribi antichi, con notevole accuratezza.
La tradizione delle liste nel corso del III millennio è piuttosto omogenea; infatti, dopo alcune oscillazioni nella fase più antica dell'uso della scrittura si afferma ben presto una forma standard che è tramandata senza modifiche. Non soltanto gli esemplari provenienti da siti diversi sono copie pressoché identiche, ma si registrano altresì scarsi mutamenti nel corso dei secoli. Persino gli esemplari ritrovati a Susa, in Elam, o a Ebla, in Siria, mostrano un notevole grado di concordanza con quelli sumerici contemporanei o anteriori ed è una circostanza tanto più notevole in quanto nei periodi successivi non è dato riscontrare un'analoga uniformità. Le liste in questione possono contenere sino ad alcune centinaia di parole e sono unidimensionali, ossia una parola è collocata in un punto specifico della sequenza, ma la lista non fornisce informazioni supplementari di alcun genere, né spiegazioni né traduzioni in altre lingue. L'esigenza di aggiungere una traduzione si presentò soltanto quando le liste sumeriche cominciarono a essere utilizzate da scribi che parlavano una lingua diversa dal sumerico, cosa che, a quanto sappiamo, accadde per la prima volta a Ebla, dove la scrittura cuneiforme era stata importata intorno alla metà del III millennio. Qui gli scribi aggiunsero traduzioni nella lingua semitica locale, mentre in Mesopotamia tale prassi fu introdotta più tardi, quando il sumerico cessò di costituire la lingua della maggioranza della popolazione e fu soppiantato dall'accadico. L'organizzazione spaziale delle liste bilingui mesopotamiche, tuttavia, differisce da quella eblaita; in quest'ultima, infatti, le traduzioni sono inserite dopo il testo in sumerico ma nella stessa colonna e in questo modo è conservata la disposizione originaria in un'unica colonna; le liste di Ebla sono, dunque, ancora unidimensionali. Allorché in Babilonia furono introdotte traduzioni in accadico, queste, in un primo tempo, ebbero la veste di glosse in caratteri più piccoli, ma ben presto cominciarono a essere collocate in una colonna parallela e la lista acquistò così una seconda dimensione. È inutile dire che le liste bilingui hanno avuto un ruolo decisivo per la decifrazione della scrittura cuneiforme e la ricostruzione della lingua sumerica.
b) Per l'ultima parte del III millennio ci sono giunti pochi esemplari di liste lessicali, che sono, invece, nuovamente documentate in gran numero all'inizio del II millennio, con molte differenze, tuttavia, rispetto alla tradizione anteriore. Nuove liste furono create, alcune scomparvero, altre furono dotate di traduzione in accadico. La tradizione delle liste sembra mostrare uno iato in questo periodo; molte parole erano diventate talmente obsolete da risultare ormai incomprensibili, sicché si rese necessario procedere a una loro radicale riorganizzazione. Inoltre, era cambiato anche il modo di utilizzare la scrittura, sempre più sillabica e meno logografica; i segni, cioè, erano usati per esprimere sillabe, non il vocabolo completo. Questa trasformazione fu dovuta principalmente all'esigenza di scrivere documenti in accadico. In questa lingua flessiva, a differenza di quanto avviene nel sumerico ‒ che è una lingua agglutinante ‒, non esiste un nucleo verbale immutabile cui si aggiungono elementi grammaticali, ma le forme verbali sono espresse da schemi vocalici inseriti nella radice consonantica che ne dà il valore semantico, sicché le diverse forme dello stesso verbo possono contenere sillabe completamente differenti. Ciò rendeva necessario insegnare agli apprendisti scribi innanzitutto un insieme elementare di segni sillabici. Nelle liste, di conseguenza, fu aggiunta ai logogrammi la loro pronuncia in sillabogrammi.
Un altro significativo mutamento fu costituito dal fatto che, a partire dal 2000 ca., il sumerico cessò di essere una lingua parlata, pur continuando a esistere come lingua scritta e a essere insegnato nelle scuole. Le liste necessitavano di una traduzione in accadico per essere comprese dagli scribi che parlavano tale lingua e, anche se potevano essere tradotte oralmente dall'insegnante, troviamo, a partire da questo periodo, anche liste bilingui.
c) La struttura e il contenuto delle liste lessicali subirono un'ulteriore trasformazione verso la metà del II millennio. Ancora una volta, il periodo decisivo non è ben documentato in Mesopotamia, ma i ritrovamenti effettuati in Anatolia e in Siria ci offrono preziose indicazioni. Non tutte le liste documentate nell'epoca precedente furono conservate e nuove liste furono create seguendo criteri diversi. Comunque, si tratta per la maggior parte di liste bilingui, alcune delle quali arrivano a comprendere migliaia di linee su dozzine di tavolette. Quest'ultima trasformazione giunse a compimento intorno al 1200; le tavolette lessicali di questo periodo sono già assai simili per contenuto e struttura a quelle delle epoche successive. A quanto risulta non si verificarono ulteriori sviluppi, a parte alcune liste particolari compilate in Assiria che non sono state ritrovate altrove.
Le nuove liste, che fecero la loro comparsa all'inizio del II millennio, analogamente a quelle del millennio precedente, si diffusero assieme alla scrittura cuneiforme in tutto il Vicino Oriente; si trovano, per esempio, a Khattusha nell'Anatolia centrale, ad Alalakh e ad Ugarit sulla costa mediterranea, a Emar in Siria e persino a el-Amarna in Egitto.
Conformemente alle esigenze di una civiltà multilingue, alle liste mesopotamiche furono aggiunte altre colonne. Nella capitale hittita, Khattusha, città caratterizzata da uno spiccato multilinguismo, troviamo traduzioni in hittita e in hurrita riportate in colonne supplementari. Analogamente, a Ugarit una lista babilonese ‒ il cosiddetto Sillabario a (Sa) ‒ fu ampliato sino a comprendere quattro colonne: sumerico, accadico, hurrita e ugaritico.
Rassegna delle principali liste lessicali
Sebbene molte liste lessicali abbiano dei precursori che si possono far risalire all'inizio del II millennio e in alcuni casi anche a epoche anteriori, è nel periodo finale di consolidamento della loro tradizione che ad alcune di esse si può cominciare a dare un 'nome'. Nelle fonti cuneiformi le liste sono identificate semplicemente con la linea iniziale e questo stesso sistema è stato adottato anche dagli studiosi moderni. Nel caso di liste bilingui, i nomi consistono di due vocaboli, collegati nella trascrizione moderna da un segno di eguale (=). Non è possibile in questa sede fornire un elenco completo delle liste lessicali, per cui ci limiteremo a menzionare le più importanti.
Le liste lessicali possono essere raggruppate sia per la loro organizzazione interna sia per il loro contenuto; ci sono liste organizzate secondo la forma dei segni oppure secondo il significato dei termini elencati, e questo vale sia per le liste bilingui sumerico-accadico, sia per quelle monolingui accadico-accadico e anche per le liste grammaticali.
"Ea=nâqu" e "A=nâqu". Il primo elenco, che è una versione abbreviata (otto tavolette) del secondo (42 tavolette), contiene segni semplici, ordinati in base alla forma e ne fornisce la pronuncia e la traduzione in accadico. A queste liste si ricollegano i cosiddetti Sillabario a (Sa) e Sillabario b (Sb); il secondo, più esteso del primo, fornisce anche la pronuncia di segni semplici.
"Izi=išātu" è una lista ordinata anch'essa in base alla forma dei segni e contiene vocaboli sia semplici sia composti; conservatasi soltanto in parte, consta di oltre 30 tavolette.
"Diri=atru", simile nella struttura a "Ea=nâqu", contiene, in sette tavolette, segni composti la cui lettura non può essere derivata dalle parti componenti. Tale elenco fornisce pertanto non soltanto la pronuncia in sumerico, ma anche una descrizione del segno composto attraverso un segno 'nome' formato dai suoi componenti. Questa analisi è basata sulla forma contemporanea dei segni e non prende in considerazione l'evoluzione nel corso dei secoli.
"ḪAR-ra=ḫubullu" (24 tavolette) è organizzata per argomento e presenta sempre una seconda colonna con la traduzione in accadico. Le prime due tavolette contengono un elenco di formule giuridiche aggiunte in epoca relativamente tarda. La parte principale elenca oggetti del tipo più disparato, disposti grosso modo nell'ordine seguente: alberi e oggetti di legno, canne e oggetti di canna, vasellame, oggetti di metallo, animali domestici e selvatici (Tav. I), parti del corpo, pietre, piante, uccelli e pesci, tessuti, località geografiche, stelle, birra e generi alimentari.
"Lú=ša" è un elenco di professioni e di funzionari, ma vi sono inclusi anche aggettivi relativi al comportamento umano e termini di parentela. Risalente a un prototipo dell'inizio del II millennio, questa lista, nella sua forma finale, consta di almeno quattro tavolette. Esistono tuttavia numerose liste di professioni indipendenti da "Lú=ša": in particolare, una lista bilingue, risalente anch'essa all'inizio del II millennio.
È attestata una lista 'scolastica' di segni raggruppati a tre a tre, disposti in base alla sequenza vocalica u-a-i, che era usata per insegnare a scrivere.
Altre due liste utilizzate per fini didattici sono i cosiddetti sillabari Sa e Sb. Sa è sostanzialmente una lista di segni, mentre Sb è una sua estensione influenzata da "Ea=nâqu". Sb può avere una colonna di traduzione in accadico, mentre Sa è ampliata con l'aggiunta di traduzioni soltanto nelle aree extrababilonesi. Queste due liste probabilmente erano imparate a memoria dagli allievi scribi; sono state ritrovate, infatti, numerose tavolette di esercizi di scrittura contenenti estratti da questi sillabari.
Mentre le liste menzionate sinora sono ordinate a partire dalla colonna sumerica, nelle tre liste seguenti il criterio di disposizione dipende dalla colonna in accadico e possono essere considerate il reciproco di liste di segni come "Ea=nâqu". Tuttavia la colonna in sumerico continua a essere situata a sinistra di quella in accadico, come nelle liste organizzate in base al sumerico.
"SIG7-ALAN=nabnītu" è ordinata in base alle parti e alle funzioni del corpo umano, che sono elencate nell'ordine a capite ad pedem. All'interno di questa sezione del testo la prima parola è costituita spesso da un verbo all'infinito, seguito da un elenco di suoi usi specifici e da vocaboli affini che possono esservi associati; parole che rientrano nello stesso ambito semantico o derivate dalla stessa radice o che hanno semplicemente in comune con il verbo in questione due consonanti radicali. Lo scopo di queste liste era quello di fornire gli equivalenti sumerici di vocaboli accadici; si rendeva così necessario un qualche principio di ordinamento dei termini accadici (il principio di ordinamento a capite ad pedem si ritrova già in una lista redatta in paleobabilonese nota come "Ugu-mu"). Sebbene sia evidente la tendenza ad associare vocaboli che hanno le stesse consonanti, sarebbe tuttavia anacronistico vedere in questa lista un'applicazione consapevole del principio della radice triconsonantica che caratterizza le lingue semitiche. Troppi vocaboli che hanno radici differenti sono, infatti, posti nelle medesime sezioni dell'elenco, in violazione di tale principio.
"Erim-ḫuš=anantu" e "An-ta-gál=šaqû". A differenza di "SIG7-ALAN=nabnītu", in queste due liste non è identificabile un principio ordinatore generale. Le loro sezioni, di dimensioni più ridotte, contengono da due a sei parole. I vocaboli sono collocati in una data sezione in ragione di associazioni tematiche o della presenza di consonanti comuni oppure, ancora, in quanto (quasi) omografi.
Esistono inoltre liste a due colonne, di cui la prima elenca una serie di vocaboli accadici e la seconda i loro sinonimi nella stessa lingua; talvolta nella colonna a sinistra ricorrono parole straniere. La necessità di redigere liste di questo tipo si presentò allorché l'accadico arcaico divenne pressoché incomprensibile; si rese così necessario fissare il significato di termini ormai caduti in disuso per accedere ai testi più antichi.
Così, la struttura delle liste bilingui fu modificata, ancora una volta, con l'inclusione di colonne supplementari. Per quanto riguarda le liste sumero-accadiche, c'è da osservare che il sumerico aveva cessato di essere una lingua parlata e che molti vocaboli riportati nella colonna dell'accadico erano divenuti obsoleti nel corso dei secoli. All'elenco di oggetti ("ḪAR-ra=ḫubullu") fu dunque aggiunta una terza colonna in cui erano spiegati i termini accadici riportati nella seconda colonna. Il nuovo elenco a tre colonne, tuttavia, costituisce soltanto una selezione di quelli anteriori a due colonne. La versione a due colonne, inoltre, non decadde dall'uso, ma continuò a essere copiata accanto alla variante a tre colonne.
Un'invenzione di particolare rilievo è costituita dalle liste che spiegano la grammatica sumerica ai parlanti di lingua accadica (v. cap. VIII, par. 1). L'esigenza di compilare liste di questo tipo si presentò soltanto allorché il sumerico divenne una lingua morta, ossia all'inizio del II millennio. Tali liste contengono per lo più forme verbali, ma talvolta registrano anche intere frasi. La diversa struttura delle due lingue emerge chiaramente quando lo stesso vocabolo sumerico è tradotto da differenti termini in accadico, e viceversa.
Un elenco a tre colonne ("Dimmer=dingir=ilu") è dedicato a un dialetto letterario sumerico (il cosiddetto emesal); i vocaboli in tale dialetto sono tradotti prima in sumerico 'normale' e poi in accadico.
Un'estensione del principio della traduzione può essere ritrovata nelle cosiddette 'liste di piante'. In questo caso la seconda colonna non riporta tanto la traduzione del nome di una particolare pianta, ma ne indica piuttosto un sostituto: la pianta nominata nella colonna di destra può essere usata a scopi magici o terapeutici in sostituzione di quella riportata nella colonna di sinistra, oppure presenta semplicemente una qualche somiglianza con essa.
Liste non lessicali
Non tutte le liste redatte e tramandate dagli scribi in Mesopotamia, tuttavia, sono di tipo lessicale. Poiché anche queste liste di genere diverso costituiscono degli strumenti di organizzazione del sapere, ne forniremo una rapida descrizione.
Un caso particolare è rappresentato dalle liste di nomi divini, che sono altrettanto antiche quanto quelle di vocaboli e di segni (i primi esemplari risalgono alla metà del III millennio). Al pari delle liste lessicali, anch'esse si presentano, originariamente, soltanto come sequenze di nomi ordinati in base all'importanza, alle relazioni di parentela delle divinità, oppure in base alle somiglianze dei nomi e ad associazioni di altro genere. In seguito, alcune liste verranno fornite di una seconda colonna di spiegazione dei nomi della colonna originaria. Si trovano anche esempi di liste di divinità che forniscono la pronuncia e i segni 'nomi', analogamente ad alcune liste lessicali. Le spiegazioni, tuttavia, non sono vere e proprie traduzioni; perlopiù, molte divinità sumeriche sono presentate come denominazioni differenti di un dio principale. Le spiegazioni possono illustrare altresì il rapporto tra nomi contigui nella sequenza.
Un altro gruppo di liste non lessicali è costituito dalle liste di re, eponimi e nomi di anni (v. cap. V, par. 1). Secondo alcuni studiosi, infine, persino le lunghe sequenze di presagi sarebbero un'estensione del sistema delle liste; in questo caso, tuttavia, non sembra rintracciabile alcun prototipo sumerico.
Interpretazione
Le liste lessicali presentano fondamentalmente due caratteristiche: da un lato si tratta di strumenti didattici, dall'altro possono essere considerate espressione di un'impresa speculativa di classificazione sistematica di tutta la realtà. Non vi è dubbio che molte liste fossero usate per imparare a scrivere. Le tavolette di esercizi degli apprendisti scribi contengono, di frequente, estratti delle liste lessicali ed è persino possibile ricostruire, in certa misura, un programma di studi che doveva essere seguito dall'allievo. Sappiamo, per esempio, che determinate liste dovevano essere apprese per prime, altre in un secondo tempo, in una sequenza standard. Si potrebbe ipotizzare altresì che i paradigmi grammaticali fossero destinati principalmente all'insegnamento.
D'altro canto, il corpus di liste va ben al di là delle esigenze puramente didattiche; già nella sua forma monolingue colpisce anche soltanto la quantità delle voci catalogate. L'elenco di oggetti "ḪAR-ra=ḫubullu" dà l'impressione di essere un catalogo onnicomprensivo di tutta la realtà e anche le liste delle professioni coprono una gamma assai ampia. Il tentativo di includere il maggior numero possibile di elementi emerge già nelle liste sumeriche del III millennio, e di conseguenza è stato considerato da alcuni studiosi moderni una caratteristica distintiva della cultura sumerica.
Le liste bilingui testimoniano gli sforzi della popolazione di lingua accadica di assimilare la tradizione sumerica. Il modello dell'elenco unidimensionale fu modificato con l'aggiunta di colonne supplementari. Le liste divennero così bidimensionali, riflettendo il bilinguismo che dominò per larga parte della storia dell'antica Mesopotamia. Mentre le liste sumeriche (monolingui) comprendono soltanto sostantivi, quelle accadiche, che furono bilingui sin dall'inizio, includono anche altri tipi di vocaboli, come, per esempio, verbi. Nelle loro diverse tipologie, queste liste dimostrano un interesse scientifico dei Babilonesi sia per la propria lingua sia per quella sumerica.
di Alfonso Archi
Un sistema di scrittura complesso come quello cuneiforme e, durante il II millennio, l'uso del babilonese come lingua letteraria, oltre che della cancelleria, obbligava le scuole periferiche ad acquisire liste lessicali di origine mesopotamica come strumenti di lavoro.
Alcuni colophon eblaiti ricordano il ritorno di "apprendisti scribi" da Mari, da dove, verso la fine del XXV sec., la scrittura dovette diffondersi in Siria. Da Ebla (2400-2350 ca.) si hanno una ventina di liste sumeriche monolingui (talvolta in più esemplari), che riproducono serie in buona parte già attestate dagli archivi più antichi di Fara, antica Shuruppak, e di Abu Salabikh. La forma delle tavolette squadrate e spesse, il testo disposto sul recto in colonne di ugual numero di caselle, mentre il verso è riservato al solo colophon, la grafia elegante e spaziata, fanno di molti manoscritti le copie fedeli degli originali mesopotamici. Accanto a questi facsimili, talvolta gli scribi prepararono esemplari di dimensioni minori in scrittura corsiva.
La lista di professioni ED Lú A, attestata già alla fine del IV millennio a Uruk (e copiata ancora in età paleobabilonese), è presente in quattro esemplari. La Lista di nomi e professioni e la Lista di nomi geografici (con toponimi in maggioranza della Babilonia settentrionale e dell'area a est del Tigri) introducono alcune letture fonetiche per facilitarne la lettura. La Lista di bovini è presente in recensioni differenti. La Lista di pesci e la Lista di uccelli dovettero destare qualche interesse, perché furono provviste di duplicati con i nomi resi foneticamente in scrittura sillabica. A carattere tematico sono ancora la Lista di alberi e oggetti di legno e La lista di oggetti di metallo. All'inizio del III millennio risale la lista che associa termini matematici ed economici. Poche piccole tavolette con excerpta di serie maggiori o con i primi 10 numerali in scrittura fonetica, vanno interpretate come esercizi scribali.
È attestata anche una lista di 150 segni, vero e proprio strumento di lavoro, creato in loco in cui i segni, estrapolati dalle sequenze di ED Lú A e dalla Lista di bovini, furono provvisti della pronuncia eblaita in una seconda tavoletta. Queste rese fonetiche di logogrammi sumerici sono le più antiche documentate.
Poiché tali opere di tradizione sumerica (acquisite secondo il costume delle scuole mesopotamiche) erano di scarsa rilevanza pratica, data l'estraneità del materiale raccolto, gli scribi prepararono liste con altro materiale lessicale, classificato secondo un principio formale: l'elemento ordinante è il primo segno di ciascun termine e i segni si susseguono secondo la somiglianza grafica e le associazioni semantiche. Questo principio acrografico sembrerebbe essere stato applicato per la prima volta in Mesopotamia e liste di questo genere ebbero grande fortuna nel II millennio. Due delle liste eblaite furono forse copiate altrove (Mari?), mentre le altre sette (oltre alle cinque con soltanto excerpta) furono redatte da scribi locali e non presentano una sequenza standardizzata, nonostante il loro titolo sumerico Ricerca della giusta scelta, o forse in omaggio ad esso.
Una lista di 1204 lessemi ‒ che non era la più lunga, esistendo una lista composta di ben 1500 termini sumerici ‒ fu scelta come base per le liste bilingui, dove a una parola sumerica segue la sua equivalenza eblaita, tranne che per i termini più usuali, i quali non sono tradotti. Questi dizionari ‒ i più antichi che siano mai stati redatti ‒ appartengono a un'unica recensione (dalla quale derivano anche gli esercizi scribali), rappresentata da quattro esemplari, chiamati A, B, C, D, la cui prima versione sembra essere D, costituita da cinque tavolette scritte dalla stessa mano, che include i 2/3 della serie. La versione A, su un'unica tavoletta di grande eleganza e di più facile consultazione, s'interrompe al lessema n. 1089 per ragioni di spazio. C ha poche varianti rispetto ad A e ne dipende: lo scriba ha voluto riprodurre lo stesso numero di termini ma, non avendo valutato correttamente lo spazio, è stato costretto nel verso a utilizzare una scrittura più serrata. Questa versione fu proseguita in A2, una tavoletta di media lunghezza e non elegante, che completa la recensione e include altri lessemi proseguendo fino al n. 1457. B è la versione più recente, redatta per raccogliere l'intero materiale su un unico manoscritto, che però si arresta al n. 1410 e presenta diverse varianti.
I testi matematici ritrovati sono tre; uno è attribuito a uno scriba di Kish e presenta una sequenza di grosse unità numeriche; gli altri due sono di carattere pratico e rappresentano tabelle di concordanze tra diversi valori di misure di capacità.
Nel periodo mediobabilonese, i materiali lessicali delle scuole siriane e di quella hittita (XIV-XIII sec.) condividono la stessa tradizione, derivante da quella mesopotamica di età paleobabilonese tarda e provano che tali scuole (e anche gli scribi di lingua accadica ad Amarna, la capitale del faraone Amenhotep IV, da dove provengono soltanto pochi frammenti lessicali) avevano adottato un curriculum simile a quello in uso in Mesopotamia. La loro importanza è data dal fatto che essi colmano, in qualche modo, la lacuna delle fonti mesopotamiche che va dalla fine del periodo paleobabilonese (inizio del XVI sec.) a quando Assurbanipal creò la sua biblioteca a Ninive (VII sec.). Alcune liste di Ugarit e Khattusha, redatte da scribi locali, aggiungono una colonna con traduzioni rispettivamente in ugaritico (talvolta anche in hurrita) e in hittita. La documentazione proveniente da Emar e Khattusha è praticamente tutta pubblicata; parte di quella di Ugarit resta ancora inedita. Riportiamo di seguito le serie meglio documentate.
Il Vocabolario Sa, che ha origine da una lista di segni mesopotamica (Sillabario), presenta nelle aree periferiche una seconda colonna che riporta parole accadiche corrispondenti al segno sumerico; a Emar esso è attestato quasi completamente in tre tavolette. Alcune sequenze del Vocabolario Sa variano non soltanto tra le versioni delle diverse scuole scribali (Emar e Khattusha) ma anche tra esemplari provenienti dalla stessa città.
"Diri=atru" è un sillabario che riporta la lettura dei sumerogrammi composti ed è documentato a Emar, Ugarit e Khattusha.
Il Vocabolario sillabico a, analogo a quello Sa, è documentato in pratica nella stessa redazione sia a Emar che a Ugarit.
"Erim-ḫuš=anantu", il vocabolario mediobabilonese che affianca sinonimi accadici alla parola sumerica, è attestato a Khattusha.
"Izi=išātu", una serie di nomi composti elencati secondo il principio acrografico, è stata ritrovata a Emar in diversi frammenti e in tre tavolette di Khattusha.
"Ká-gal=abullu" è una serie simile a "Izi=išātu" ed è attestata a Khattusha.
"ḪAR-ra=ḫubullu" è una grande lista che raccoglie per temi le realtà della natura (oggetti in legno, metallo, pietra, ecc.). La versione canonica, ripartita su 24 tavolette, ha una colonna accadica a fronte di quella sumerica. Nell'ordinamento del materiale, le versioni ritrovate a Emar e a Ugarit concordano. Da Ugarit proviene anche una versione soltanto sumerica con traduzione hurrita.
"Lú=ša", la lista che enumera titoli, professioni, nomi di parentela è attestata a Emar, Ugarit e Khattusha.
Da Ugarit provengono anche liste di divinità sumero-accadiche equiparate a divinità ugaritiche e hurrite.
fonti
André-Salvini 1991: André-Salvini, Béatrice, Les textes lexicographiques, in: Bordreuil, Pierre, Une bibliothèque au sud de la ville. Les textes de la 34e campagne, Paris, Éditions Recherche sur les civilisations, 1991, pp. 105-126.
Arnaud 1987: Emar. Recherches au pays d'Aštata, textes sumériens et accadiens publiés par Daniel Arnaud, Paris, Éditions Recherche sur les civilisations, 1987, pp. 9-202.
Englund 1993: Englund, Robert K. - Nissen, Hans J., Die lexikalischen Listen der archaischen Texte aus Uruk, Berlin, Gebr. Mann, 1993.
Freedman 1999: Freedman, Sally, If a city is set on a height, Philadelphia, University Museum, Babylonian Section, 1999.
Landsberger 1937-85: Materialien zum sumerischen Lexikon. Vokabulare und Formularbücher, unter Mitwirkung von Fachgenossen hrsg. und bearb. von Benno Landsberger, Roma, Pontificio Istituto Biblico, 1937-1985, 14 v.
Nougayrol 1968: Nougayrol, Jean, Nouveaux textes Accadiens, Hourrites et Ugaritiques des archives et bibliothèques privées d'Ugarit. Commentaires des textes historiques (première partie), in: Schaeffer, Claude F.A., Ugaritica, Paris, P. Geuthner, 1939-; v. V, 1968.
Pettinato 1982: Pettinato, Giovanni, Testi lessicali bilingui della biblioteca L.2769, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1982.
studi
Archi 1992: Archi, Alfonso, Transmission of the Mesopotamian lexical and literary texts from Ebla, in: Literature and literary language at Ebla, edited by Pelio Fronzaroli, Firenze, Università di Firenze, Dipartimento di linguistica, 1992, pp. 1-39.
Cavigneaux 1976-80: Cavigneaux, Antoine, Lexikalische Listen, in: Reallexikon der Assyriologie, hrsg. von Erich Ebeling und Bruno Meissner, Berlin-New York, W. de Gruyter, 1928-; v. V, 1976-1980, pp. 609-641.
Civil 1974: Civil, Miguel, Lexicography, "Assyriological Studies", 20, 1974, pp. 123-157.
‒ 1989: Civil, Miguel, The texts from Meskene-Emar, "Aula Orientalis", 7, 1989, pp. 5-25.
Conti 1990: Conti, Giovanni, Il sillabario della quarta fonte della lista lessicale bilingue eblaita, in: Miscellanea eblaitica, a cura di Pelio Fronzaroli, Firenze, Università di Firenze, Dipartimento di linguistica, 1988-; v. III, 1990, pp. 1-220.
Güterbock 1971: Güterbock, Hans-Gustav, Textes scolaires. Vocabulaires, in: Laroche, Emmanuel, Catalogue des textes hittites, Paris, Klincksieck, 1971, pp. 47-53.
Krecher 1969: Krecher, Joachim, Schreiberschulung in Ugarit. Die Tradition von Listen und sumerischen Texten, "Ugarit Forschungen", 1, 1969, pp. 131-158.
Lambert 1957-71: Lambert, Wilfred G., Götterlisten, in: Reallexikon der Assyriologie, hrsg. von Erich Ebeling und Bruno Meissner, Berlin-New York, W. de Gruyter, 1928-; v. III, 1957-1971, pp. 473-479.
von Soden 1960: Soden, Wolfram von, Zweisprachigkeit in der geistigen Kultur Babyloniens, Wien, H. Böhlaus Nachf., Kommissionsverlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften in Wien, 1960.
‒ 1974: Soden, Wolfram von, Sprache, Denken und Begriffsbildung im Alten Orient, Mainz, Verlag der Akad. d. Wiss. u. d. Literatur; Wiesbaden, Steiner, 1974, pp. 11-16.