• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

Vega Carpio, Felix Lope de

di Ines Ravasini - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
  • Condividi

Vega Carpio, Felix Lope de

Ines Ravasini

L’esuberante innovatore del teatro spagnolo

Tra i grandi spagnoli del 16° secolo, Félix Lope de Vega è uno degli autori più versatili e prolifici. Ha scritto poesie, romanzi, e soprattutto opere teatrali che ne hanno fatto uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi e un maestro della commedia

Avventure e facilità inventiva

Nato a Madrid nel 1562, Félix Lope de Vega, ebbe una vita tumultuosa spesa tra il mondo della commedia e quello della corte. Conobbe gloria e trionfi, ma anche miseria, malattia e solitudine. Visse orgogliosamente del suo lavoro di autore di teatro, ma non disdegnò il favore dei nobili. La morte della seconda moglie, la salute precaria, un senso di delusione lo spinsero nel 1614 a farsi sacerdote, ma ciò non gli impedì di continuare la vita mondana né di vivere altri amori appassionati. Morì nel 1635 a Madrid, e la città gli dedicò funerali solenni.

La produzione, poetica e in prosa, di Lope de Vega è impressionante; la sua versatilità, come del resto la sua esuberanza vitale, non conosceva limiti.

Scrisse poesie di ogni genere: versi popolareggianti e raffinati sonetti petrarchisti, liriche amorose e religiose (le Rime del 1602 e le Rime sacre del 1614), poemi epici su temi tratti da Ariosto e Tasso o ispirati alla vita di personaggi del suo tempo, come il pirata inglese Francis Drake e la regina Maria Stuarda. Altrettanto variegata è la sua produzione in prosa: un romanzo pastorale (L’Arcadia, 1598), una sorta di romanzo autobiografico (Il pellegrino in patria, 1604), un romanzo dialogato su un amore infelice ricco di echi autobiografici (La Dorotea, 1632) e infine le novelle brevi (note col titolo di Novelle a Marzia Leonarda, 1621-24).

La produzione teatrale

La sua prodigiosa capacità di scrittura giovò immensamente al teatro spagnolo: di lui ci sono giunte oltre 400 commedie, ma i contemporanei gliene attribuirono più di mille; una produzione così vasta è difficilmente classificabile e presenta una grande eterogeneità di temi – storici, mitologici, religiosi, amorosi – e di forme.

Lope de Vega fu maestro nel costruire intrecci amorosi, intrighi e giochi d’apparenze ingannevoli, dove l’amore trionfa a seguito di mille astuzie, raggiri e persino miracoli, come per esempio in La dama sciocca, in cui la forza della passione riesce a rendere intelligente persino la più stolta delle fanciulle. Seppe con uguale facilità toccare le corde del tragico, giocando sul conflitto tra onore e amore, come in Non è vendetta il castigo o Il cavaliere di Olmedo.

Di grande novità furono infine i cosiddetti drammi dell’onore contadino (Fuenteovejuna, Peribáñez e il Commendatore di Ocaña), nei quali mise in scena la rivolta di umili contadini che, di fronte ai soprusi di un tirannico signore, si ribellano difendendo il proprio senso dell’onore: lo spessore del conflitto, la forza delle passioni e l’animo nobile dei personaggi assicurarono a queste opere un successo duraturo, e in tempi moderni – in situazioni sociali di oppressione e di dittatura politica – non ne sono mancate letture in chiave democratica, contro l’arroganza del potere e in difesa della dignità dell’uomo.

Nuove strade per il teatro

Lope de Vega seppe interpretare i gusti del suo pubblico, così come le esigenze di riforma degli autori di teatro che cercavano nuove strade, prendendo le distanze dai precetti di Aristotele, recuperati dai letterati del Cinquecento.

Nel 1609 pubblicò Nuova arte di far commedie in questi tempi, un trattatello in cui detta la sua formula per la commedia moderna: abbandono delle regole e fusione di comico e tragico, a imitazione di quanto avviene nella vita reale, prendendo a modello la natura più che i precetti degli autori antichi.

La duttilità di tale formula, la verosimiglianza che deriva dalla convivenza di elementi comici e tragici, la capacità di delineare il profilo psicologico dei personaggi, la versificazione variata fecero di Lope de Vega un caposcuola e della sua commedia un modello da imitare.

Fra tutte le sue invenzioni, una delle più geniali è quella del gracioso, un personaggio burlone e irriverente, presente anche nelle opere dal contenuto tragico: si tratta, in genere, di un servo che accompagna e sostiene il protagonista – suo padrone – riproponendone a un livello basso le azioni e il linguaggio e facendosi così portatore della comicità.

Vedi anche
tragedia Opera e rappresentazione drammatica che si caratterizza, oltre che per il tono e lo stile elevato, per uno svolgimento e soprattutto una conclusione segnati da fatti luttuosi e violenti, da gravi sventure e sofferenze. 1. L’età classica 1. La tragedia greca. La tragedia di Eschilo, Sofocle, Euripide, ... Pedro Calderón de la Barca Calderón de la Barca ‹... bħà-›, Pedro. - Drammaturgo spagnolo (Madrid 1600 - ivi 1681); dal 1609 al 1614 frequentò a Madrid il Collegio Imperiale tenuto dai gesuiti; studiò diritto canonico nelle università di Alcalá de Henares e di Salamanca. In questo ultimo periodo fu coinvolto coi fratelli Diego ... Tirso de Molina ‹... dħe ...›. - Pseudonimo del drammaturgo spagnolo Gabriel Téllez (Madrid 1579 - Soria 1648). Poco si sa della sua vita: fu frate mercedario, studiò ad Alcalá e visse a Guadalajara, a Toledo, a Santo Domingo, in Catalogna, a Soria. Le sue commedie videro la luce fra il 1624 e il 1633, divise in cinque ... Juan-Martínez de Jáuregui y Aguilar Jáuregui y Aguilar ‹kℎàuregℎi i agℎilàr›, Juan-Martínez de. - Poeta e pittore spagnolo (Siviglia 1583 - Madrid 1641). Nemico di Quevedo e di Góngora, fu in rapporti di amicizia con Lope de Vega e con Cervantes. Scrisse prose e poesie, notevoli le prime per spirito polemico e satirico, le seconde per ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Teatro
  • BIOGRAFIE in Letteratura
Tag
  • MARIA STUARDA
  • FRANCIS DRAKE
  • ARISTOTELE
  • SONETTI
  • MADRID
Altri risultati per Vega Carpio, Felix Lope de
  • Vega Carpio, Félix Lope de
    Enciclopedia on line
    Drammaturgo spagnolo (Madrid 1562 - ivi 1635). Ebbe esistenza avventurosa, particolarmente ricca di fatti d'arme, di amori e di contese letterarie, tanto che fu considerato già nel suo tempo come il prototipo di un'epoca e di un gusto, quello barocco, facilitando la contrapposizione, che è rimasta come ...
  • Vega, Lope de
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Joaquín Arce In un autore come Lope de V. (Madrid 1562 - ivi 1635), di così sterminata produzione, non possono non trovarsi riferimenti all'opera di Dante. Il diretto contatto di Lope con la letteratura italiana è indubbio. E benché non sia possibile individuare nella sua produzione aspetti nati sotto ...
  • VEGA CARPIO, Lope de
    Enciclopedia Italiana (1937)
    Salvatore Battaglia Nacque il 25 novembre 1562 a Madrid, dove morì il 27 agosto 1635. I primi anni e i suoi primi contatti con la vita, che di solito per lo storìco rimangono avvolti nell'oblio, sono ricordati da Pérez de Montalbán (Fama póstuma..., del 1636), suo discepolo intelligente ma biografo ...
Vocabolario
-càrpio
-carpio -càrpio [der. del gr. καρπός «frutto»]. – Secondo elemento di parole composte formate modernamente nella terminologia botanica, col sign. generico di «frutto»; per lo più si alterna con la forma -carpo (endocarpio o endocarpo, pericarpio...
càrpio
carpio càrpio s. m. [der. di carpa]. – Lo stesso che carpione. Dorso di c.: è così detto il dorso di animali domestici che dà maggiore stabilità per il basto e il tiro, ma è duro per il cavaliere.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali