ultrafiltrazione In tecnologia, operazione di separazione di specie in fase liquida basata sull’impiego di membrane asimmetriche microporose (➔ membrana) costituite da polimeri sintetici (spesso di tipo poliammidico o polisolfonico). Le dimensioni dei pori determinano l’effetto separativo e sono generalmente comprese fra 20 e 500 Å; pertanto, le membrane usate nell’u. (dette anche ultrafiltri) sono attraversate dal solvente e dai soluti di piccole dimensioni molecolari, mentre trattengono colloidi e soluti di dimensioni superiori a un valore che orientativamente può essere posto pari a circa 10-20 volte il diametro molecolare del solvente. L’opportuna scelta della membrana e delle condizioni operative consente di realizzare una selezione abbastanza precisa a livello molecolare, cosicché è possibile, utilizzando un complesso differenziato di membrane disposte a cascata, ottenere una concentrazione frazionata di diversi costituenti. Nelle u. gli effetti osmotici sono modesti e si possono ottenere flussi di solvente relativamente elevati (alcuni litri per minuto e per metro quadro di superficie di membrana) in corrispondenza a pressioni di pochi bar. L’u. ha trovato numerose e importanti applicazioni su scala industriale (separazione e concentrazione di enzimi e vitamine da brodi di fermentazione, purificazione dei sughi zuccherini, recupero di amminoacidi e di carboidrati da miscele ottenute per trasformazione chimica o biologica di prodotti naturali ecc.). In natura il processo ha luogo a livello dei capillari sanguigni, attraverso la cui membrana avviene la filtrazione tra plasma e liquido interstiziale.