Uganda
Stato dell’Africa orientale. Confina a N con il Sudan, a O con la Repubblica democratica del Congo, a S con il Ruanda e con la Tanzania, a E con il Kenya. Si affaccia sul Lago Vittoria ed è popolato da gruppi bantu e, nel Nord, niloti. Fu sede di numerosi regni (dal 15° sec.): Toro, Ankole e Bunyoro. Dalla frammentazione del Bunyoro (17° sec.) si affermò il regno del Buganda (18°-19° sec.). Sotto le opposte pressioni politiche e culturali di egiziani e inglesi dalla metà del 19° sec. la corte del Buganda fu percorsa da forti tensioni interne. Soggetto a un’intensa attività missionaria (1885-87) il Buganda stipulò infine un accordo di protettorato con la British East Africa company (1891). Nel 1894 i territori dell’od. U. passarono sotto la diretta protezione del governo inglese, ma fu il Buganda a egemonizzare le rivendicazioni nazionaliste attraverso la dinastia reale. L’alleanza tra la monarchia del Buganda e l’Uganda people’s congress (UPC) di Milton Obote, un settentrionale, portarono il Paese all’indipendenza nell’ambito del Commonwealth (1962) e poi alla Repubblica federale (1963). Obote divenne primo ministro, mentre il kabaka («re») del Buganda Ronal F.M. Mutebi II assunse la carica di capo dello Stato. Gli altri regni conservarono vaste autonomie. Il difficile equilibrio tra istanze unitarie e nazionalismo nel Buganda si ruppe in occasione del colpo di Stato (1966) che costrinse la monarchia all’esilio e consegnò il Paese a Obote. La revisione del regime federale e l’abolizione delle istituzioni monarchiche tradizionali aprirono al modello socialista dell’UPC. Obote fu rovesciato nel 1971 dal generale Idi Amin Dada (➔ Amin Idi), un musulmano del Nord, che instaurò un regime fortemente autocratico, che colpì in particolare le popolazioni di etnia acholi e langi, sostenitrici di Obote, ed espulse dal Paese la numerosa e ricca comunità di origine indiana (1972), cercando appoggi in ambito arabo-islamico (specie dalla Libia). Forti del sostegno militare della Tanzania, le forze rimaste fedeli a Obote riuscirono a riprendere il potere (1979). Obote fu rieletto nel 1980, ma subito emerse il contrasto tra il nuovo governo UPC, basato su elementi acholi e langi, e l’opposizione armata del National resistance army (NRA) di Yoweri Museveni nel S-O del Paese. La rottura del fronte di governo fra acholi e langi condusse al colpo di Stato di Tito Okello (1985), che favorì la successiva presa del potere da parte del NRA (1986) e l’insediamento di Museveni alla presidenza dell’U., dove è stato più volte riconfermato. L’esclusione dei distretti acholi dell’U. settentr. dai benefici politici ed economici del nuovo corso politico di Museveni ha alimentato la dissidenza del Lord’s resistance army (LRA), che grazie all’appoggio sudanese iniziò (1987) una sanguinosa guerriglia, colpendo indiscriminatamente esercito e popolazione civile. Dal 1998 l’U. intervenne ripetutamente nel conflitto congolese (➔ Congo, Repubblica del); fino al definitivo ritiro delle truppe nel 2002. L’esperimento di una democrazia senza partiti e l’allineamento all’ortodossia neoliberista non hanno risolto i problemi della dissidenza armata (specie nel Nord del Paese) e le storiche tensioni etnico-regionali: reintrodotto il multipartitismo (2005), Museveni ha emendato la Costituzione per mantenere la carica presidenziale (2006). L’avvio nel 2006 del processo di pacificazione nel Sudan (➔ Sudan, Repubblica del) ha privato il LRA dell’appoggio strategico del governo di Khartum, costringendolo a muovere le proprie basi in Congo e permettendo al governo ugandese di riportare sotto la sua piena autorità il Nord del Paese.