tropismi e nastie
Anche le piante si muovono
I tropismi e le nastie sono movimenti propri delle piante in risposta a stimoli quali luce, forza di gravità, contatto, sostanze chimiche. La reazione delle piante non è paragonabile per intensità a quella degli animali, tuttavia questi movimenti, sia pure lenti e semplici, dimostrano l’esistenza di sensibilità anche nel mondo vegetale
La capacità di percepire e di reagire agli stimoli (eccitabilità), proprietà fondamentale di tutti gli esseri viventi, esiste anche nei vegetali e permette loro, pur non avendo veri organi di senso, di ‘sentire’ e di ‘rispondere’ a stimoli luminosi, tattili, chimici, termici. Certo si tratta di una reattività limitata: la pianta presenta al massimo dei movimenti elementari detti tropismi (dal greco trèpo «volgere»), la cui direzione segue quella dello stimolo, o altri detti nastie (dal greco nastòs «calcato», «compresso») se il movimento di risposta è indipendente dalla direzione dello stimolo.
La leguminosa Albizia julibrissin, chiamata acacia di Costantinopoli, bell’albero dalle foglie leggere e dai fiori simili a piumette rosa, presenta un vero e proprio ‘movimento di sonno’, una nastia per cui la sera le sue foglioline si accartocciano piegandosi verso il basso. Il passaggio dalla luce al buio stimola alcuni fotorecettori presenti nell’epidermide da cui parte uno stimolo chimico che, arrivando alla base delle foglie, determina una perdita d’acqua con conseguente afflosciamento.
Un’altra nastia è quella della Mimosa pudica, chiamata pudica perché al minimo tocco le sue foglie si ripiegano su sé stesse. Lo stimolo tattile agisce infatti sulla permeabilità della membrana delle cellule della base fogliare con fuoriuscita d’acqua e conseguente accartocciamento. Sembra che questa reazione della pianta sia una forma di adattamento difensivo per allontanare gli animali erbivori ma, se non segue altro stimolo, dopo 15÷20 minuti la mimosa riprende la sua posizione naturale.
Chi non conosce il girasole (Helianthus annuus)? Questa bella pianta dall’infiorescenza – detta calatide – che ricorda una enorme margherita, è nota perché in fase di crescita ruota di giorno le sue calatidi da est verso ovest, in modo da rivolgerle sempre verso il Sole, mentre di notte le gira in senso opposto. Quando i fiori sono giunti a completa fioritura questo eliotropismo (èlios in greco è «Sole») cessa e il girasole si ferma.
Tale comportamento straordinario sembra spiegarsi con il fatto che la luce fa spostare dalla parte opposta del gambo (verso la zona in ombra) le auxine, gli ormoni vegetali che servono per la crescita della pianta e che fanno allungare di più le cellule non colpite dalla luce con conseguente torsione dell’infiorescenza.
Se osserviamo degli abeti che crescono su un pendio ripido, notiamo come i loro tronchi non si trovano mai in direzione perfettamente verticale rispetto alla superficie del terreno, bensì seguono la direzione del filo a piombo, secondo cioè l’andamento della forza di gravità e, se vengono raddrizzati volutamente, dopo poco si curvano di nuovo. Anche altre piante si comportano così, per esempio i culmi delle Graminacee abbattuti dal vento e dalla pioggia, riescono in breve a tornare in posizione eretta. I movimenti per cui i tronchi o gli steli, pur seguendo la direzione della gravità, crescono in direzione opposta al centro della Terra si chiamano geotropismi negativi, mentre sono detti geotropismi positivi quelli delle radici che vanno sempre più giù nel terreno. Anche in questi casi sembra aversi un accrescimento differenziale dovuto a una diversa concentrazione delle auxine: là dove ce ne sono di più, le radici si allungano.
Oltre alla luce e alla forza di gravità (gravitazione) la pianta reagisce a stimoli di contatto (tropismi tattili). È questo il caso dei viticci – una specie di rami filiformi propri di alcune piante quali la vite o vari tipi di zucche – che, nello stadio giovanile, sono arrotolati come piccole molle. Crescendo iniziano un movimento rotatorio a cono alla ricerca di un sostegno e, non appena lo incontrano, nel punto di contatto i viticci cominciano a curvarsi e ad avvolgere il sostegno fino a circondarlo completamente, tirandosi poi dietro la pianta che in tal modo riesce ad ancorarsi stabilmente. Se invece il viticcio non incontra un sostegno, si arrotola comunque ma, non avendo alcuna funzione, rapidamente si secca e muore.