trasporto di medicinali
traspòrto di medicinali locuz. sost. m. – Il metodo o processo con il quale si somministra un farmaco a un paziente, detto anche drug delivery. La ricerca rivolta allo sviluppo di sistemi di trasporto di medicinali si basa sull’idea di portare il principio attivo del farmaco che si vuole somministrare fino all’organo bersaglio o alla cellula malata stessa, nel momento più opportuno e nel dosaggio desiderato. Questo si traduce in molteplici vantaggi, il primo dei quali è di poter colpire la cellula malata in modo più diretto e specifico. Inoltre, la moderna tecnologia di trasporto di medicinali ha il vantaggio di limitare i danni collaterali sull’organismo, determinati dalla somministrazione di agenti chimici aggressivi. Infatti, i farmaci introdotti nel corpo umano possono avere molteplici effetti: solo alcuni di essi sono quelli desiderati di attacco all’agente patogeno, mentre altri, non voluti, possono essere molto spiacevoli (basti pensare agli effetti collaterali della chemioterapia). Per poter essere trasportato, il farmaco da somministrare può essere incapsulato in micro- o nanostrutture che sulla loro superficie sono dotate di molecole (anticorpi o ligandi specifici) capaci di riconoscere certi tipi cellulari. In questo modo, il medicinale è portato in vicinanza del bersaglio, dove potrà essere liberato e raggiungere concentrazioni elevate rispetto ai tessuti vicini. I materiali utilizzati per il trasporto possono essere lipidi più o meno complessi (liposomi), polimeri di polianidridi, poliesteri, poliuretani, eteropolimeri tra questi composti e zuccheri, idrogel. Oltre a fornire un trasporto all'indirizzo preciso, molti di questi materiali si prestano anche a rilasciare in modo controllato, nel tempo e nello spazio, il farmaco contenuto. Infatti, si possono utilizzare materiali che vengono assorbiti e si disgregano con tempi diversi, oppure materiali che rilasciano il contenuto in base alle condizioni esterne nelle quali si trovano (per es., cariche elettriche, campi magnetici, pH). Un esempio significativo delle potenzialità di questo approccio nella lotta contro il cancro è rappresentato da un farmaco le cui unità fondamentali sono particelle di circa 100 nm, costituite da un involucro di membrana lipidica contenente un polimero biodegradabile. Inoltre, all’interno dello strato lipidico è dissolto un farmaco antiangiogenico, che è rapidamente rilasciato nel momento in cui le particelle entrano nelle cellule tumorali e che ha lo scopo di attaccare e distruggere i vasi sanguigni che alimentano il cancro. Rispetto alle cellule sane, le cellule tumorali hanno la capacità di assumere queste particelle con maggiore rapidità, in quanto la loro membrana cellulare è meno selettiva e consente più facilmente di quella di una cellula normale l’ingresso di particelle estranee. Una volta entrate le particelle nella cellula tumorale e dissoltosi lo strato lipidico (con rilascio del farmaco antiangiogenico), lo strato polimerico interno entra in contatto con i composti cellulari (v. fig.). In tali condizioni il polimero inizia a dissolversi (anche se più lentamente dello strato lipidico, che così avrà il tempo di liberare il farmaco antiangiogenico), e rilascia un tipico composto chemioterapico, la doxorubicina, che ha lo scopo di portare a termine il compito di distruzione delle cellule tumorali iniziato dal primo agente. In conclusione, grazie alla migliore conoscenza delle più importanti malattie, alle scoperte nel campo delle biotecnologie e delle nanotecnologie e ai progressi della chimica farmaceutica, le tecniche di trasporto dei medicinali tendono a realizzare una terapia personalizzata per ogni individuo, in modo da sfruttare al massimo le caratteristiche terapeutiche dei preparati farmacologici.