tossico Sostanza velenosa. Nel linguaggio medico, t. esogeni, i veleni che provengono dall’esterno come i comuni veleni animali e vegetali, sostanze d’inquinamento atmosferico (fumi, gas, vapori ecc.); t. endogeni, quelli che hanno origine nell’interno dell’organismo. La tossiemia è la presenza in circolo di t. di origine endogena. Può essere provocata dall’azione di germi patogeni (e conseguentemente di tossine batteriche) o di sostanze liberate da tessuti gravemente alterati (gangrene, schiacciamenti estesi ecc.) oppure da accumulo di prodotti metabolici (come si ha nell’acidosi diabetica, nell’uremia ecc.). La cura, quando è possibile, deve essere causale; altrimenti sintomatica. La condizione morbosa che deriva dalla tossiemia è la tossicosi. Clinicamente si manifesta per lo più con abbattimento, prostrazione, polso piccolo, oltre ai sintomi della malattia causale. Tali possono essere malattie tossinfettive (difterite, tetano, colera ecc.), sindromi legate a turbe del ricambio (acidosi diabetica, soprattutto), insufficienza grave del fegato o del rene. Tossicosi gravidiche (o gestosi) Sindromi proprie della gravidanza a impronta genericamente endotossica, con patogenesi connessa alla liberazione di metaboliti placentari e a un’abnorme reazione dell’organismo materno. Tossicosi del lattante Sindrome contrassegnata da gravi fenomeni tossici, che colpisce soprattutto il lattante alimentato artificialmente e che si manifesta, tra l’altro, con diarrea, dispepsia, inappetenza, segni di malnutrizione, obnubilamento del sensorio.