Tibet
Il freddo altopiano dei monaci e dei lama
L’altopiano del Tibet è una delle regioni più inospitali della Terra, ma anche la sede di una cultura singolare e ricca di valori spirituali, che esercita un grande fascino su molti occidentali. Segnato da un clima simile a quello polare, il Tibet è in gran parte desertico; ha però una grande importanza geopolitica e anche economica, e perciò è oggetto di dispute e rivendicazioni internazionali
Da molti anni il Tibet costituisce una provincia autonoma della Cina con il nome (cinese) di Xizang; il nome Tibet viene dal mongolo; in tibetano la regione si chiama invece Bod. Vastissima (1.221.600 km2), la provincia è però quasi disabitata: ha una popolazione di 2.616.000 abitanti, cioè in media appena 2 abitanti per km2. La regione non ha vere città; solo da qualche decennio l’antica capitale Lhasa ha visto aumentare i suoi abitanti – che oggi sono 130.000 –, ma tradizionalmente la popolazione viveva in villaggi o in gruppi di tende, dato che in gran parte era seminomade.
Lo scarsissimo popolamento dipende dal fatto che il Tibet è il più elevato e vasto altopiano della Terra, e quindi ha un clima molto freddo e per di più arido, di tipo quasi polare. Le montagne del Karakorum e dell’Himalaya lo circondano da ovest e da sud, impedendo l’arrivo dei monsoni umidi; i monti Kunlun e Altun chiudono l’altopiano verso nord, abbracciando anche la grande conca dello Qaidam; numerose altre catene, parallele fra loro, formano un alto orlo anche verso est. Quasi in tutte le direzioni questi monti superano almeno i 5.000 m, ma verso sud anche gli 8.000: sul confine tra Tibet e Nepal si trova l’Everest.
All’interno di questo circuito di montagne, la regione tibetana ha un’altitudine media compresa fra i 4.000 e i 5.000 m, in buona parte coperta di neve e ghiacciai e percorsa da venti e tormente; a sua volta è attraversata da una serie di catene montuose, generalmente orientate da ovest a est, tra le quali grandi fiumi come l’Indo e il Brahmaputra (Gange-Brahmaputra), il Fiume Giallo, il Fiume Azzurro e il Mekong hanno le loro sorgenti. Il Tibet è ricco anche di laghi, spesso salati.
Nelle valli, soprattutto, le condizioni climatiche sono meno rigide ed è possibile abitare e coltivare la terra, ma in generale la vegetazione è scarsissima e adatta appena al pascolo di animali molto resistenti, come gli yak e certe varietà di capre.
L’altopiano tibetano comprende la provincia autonoma del Tibet, la provincia del Qinghai e parte di quella del Sichuan. Nei secoli passati l’area fu più o meno controllata dai re tibetani o dai potenti capi religiosi (lama) e sviluppò una cultura originalissima e molto particolare, fondata su una variante del buddismo (Buddha e il buddismo) e su rapporti sociali di tipo feudale. La religione riguarda tutta la vita tibetana tradizionale e grande peso ha il monachesimo, tanto che i monaci sono circa un terzo dei maschi. La cultura tibetana ha sempre molto affascinato gli occidentali.
Fin dal 13° secolo la Cina prese il controllo del Tibet e lo esercitò – secondo i periodi – direttamente o tramite capi locali che riconoscevano la supremazia dell’imperatore cinese. Per qualche tempo, il Tibet riuscì anche a tornare indipendente. Tra Ottocento e Novecento, quando l’influenza sull’Asia centrale venne a lungo disputata tra Russi e Inglesi, il Tibet cercò di approfittarne per staccarsi dalla Cina. Questa però nel 1950 riprese definitivamente possesso della regione, dando avvio a una politica di sviluppo agricolo e soprattutto minerario: il Tibet, infatti, è ricchissimo di minerali che i Tibetani non hanno mai sfruttato.
Per sviluppare la regione, il governo cinese ha anche favorito il trasferimento di molti Cinesi in Tibet. In questa maniera, mentre molti Tibetani emigravano in India, la popolazione cinese in Tibet aumentava. Secondo i Tibetani, inoltre, fanno parte del Tibet ‘storico’ anche il Qinghai e la parte montana del Sichuan: sostengono, perciò, che i Tibetani siano molto più numerosi della sola popolazione della provincia del Tibet. Secondo le statistiche cinesi, in effetti, tutti i Tibetani sarebbero lo 0,4% della popolazione della Cina, cioè circa 5 milioni di persone.
La regione ha una grande importanza strategica – domina le regioni asiatiche più popolose e ospita le sorgenti di grandissimi fiumi – e potrebbe diventare importante anche sul piano economico.