Spirit, The
Il detective fantasma
Creato dal disegnatore americano Will Eisner, The Spirit onora la sua veste di fantasma e non si fa inchiodare come gli altri eroi di fantasia a un genere fisso: passa dal giallo alla fantascienza, dall’orrore alla satira al dramma, sempre riconoscibile e sempre diverso
Probabilmente è accaduto un po’ a tutti noi: leggendo il nostro fumetto o guardando il nostro disegno animato favorito abbiamo detto «ma quello non è il vero...», dove a «vero» segue il nome di un personaggio che ben conosciamo. In quella particolare storia o in quel particolare cartone, il protagonista non si comporta come al suo solito: per esempio è troppo eroico o troppo fifone, oppure l’episodio risulta troppo umoristico o troppo violento.
I personaggi di fantasia sono, infatti, prigionieri di precise caratteristiche che li costringono ad agire sempre allo stesso modo: è difficile immaginare Diabolik che racconta una barzelletta, o Braccio di Ferro che diventa un irreprensibile intellettuale. Quando questi cambiamenti avvengono – per un errore, per una scelta dell’autore o per mille altre ragioni – si prova la sensazione di essere vittime di un vero e proprio tradimento.
Occorre davvero un autore di grande talento per creare un eroe in grado di muoversi in tutti i generi narrativi – il giallo, la suspense, l’orrore, l’avventura, la fantascienza ma anche l’umorismo e la satira – senza forzature e restando sempre sé stesso; per fortuna quell’autore è esistito. Si chiamava Will Eisner, e il suo personaggio si chiama (al presente, perché gli eroi di fantasia spesso sopravvivono ai loro creatori in carne e ossa) The Spirit.
Era nato nel 1939 in un periodico innovativo: un albo a fumetti allegato la domenica in molti quotidiani americani. Di solito i giornali pubblicavano un supplemento in grande formato con storie che si concludevano subito o a puntate lunghe al massimo una pagina. Le vicende di The Spirit invece si articolavano su sette pagine fitte di vignette, e ogni settimana era possibile leggere un racconto completo, anziché aspettare mesi per sapere come la storia sarebbe andata a finire. Questa era già di per sé era una grossa novità: Eisner, oltre a essere un eccezionale fumettista, era infatti anche un ottimo imprenditore, capace di invenzioni editoriali di successo; tuttavia le novità veramente importanti erano altre.
All’inizio le storie di The Spirit erano semplici gialli: il protagonista era un detective di nome Denny Colt, a cui un bandito aveva teso un agguato credendo di averlo ucciso. In realtà Denny era sopravvissuto, ma aveva lasciato credere di essere morto. Era ‘resuscitato’, si era coperto il volto con una mascherina per non essere riconosciuto, aveva preso il nome The Spirit («Lo spirito», appunto, nel senso di fantasma) ed era divenuto un detective-vendicatore. A conoscenza del suo segreto erano solo poche persone: il commissario Dolan, la sua bella figlia Ellen e un ragazzino di colore chiamato Ebony White.
Nulla di veramente eccezionale fino a che Eisner non ebbe l’intuizione di trasformare il suo personaggio in un eroe multifunzionale, a volte attore, a volte semplice spettatore, a volte narratore di vicende drammatiche, brillanti, umoristiche, tragiche e comunque sempre ricche di poesia. Come la maggior parte degli esseri umani, The Spirit era in grado di assumere atteggiamenti diversi a seconda delle circostanze: poteva essere un tetro vendicatore, un divertente buffone, un raffinato gentiluomo o uno scatenato spadaccino, senza perdere comunque il gusto raro di non prendersi mai troppo sul serio.
Straordinario disegnatore, Eisner impostava la prima pagina di ogni episodio in modo sempre diverso, per evidenziare il genere della singola storia: come il foglio di un quaderno di scuola, come la copertina di un dossier poliziesco o come un biglietto d’amore in cui la testata The Spirit campeggiava in un grande cuore rosso
Nel corso della sua lunghissima carriera, Will Eisner realizzò tante altre opere passate alla storia del fumetto, ma sicuramente il suo contributo più importante fu quello di aver creato un personaggio che, proprio come uno spirito, era riuscito a smaterializzarsi e a uscire dai rigidi confini che legano molti suoi colleghi a una routine senza fine.