Sturmtruppen
Il fumetto contro la guerra
Create nel 1968, le Sturmtruppen sono una satira del militarismo nazista. Le «truppe-tempesta» di Bonvi, un maestro del fumetto italiano, di terribile hanno solo il nome e l’aspetto: per il resto sono soldati pasticcioni, paurosi, con una gran voglia di tornarsene a casa
Sturmtruppen non è un termine di fantasia ideato per dare titolo a un famoso fumetto: così furono battezzate le truppe d’assalto del generale tedesco Oskar von Hutier impiegate per la prima volta nel settembre 1917, durante la Prima guerra mondiale. Agivano di notte; precedute da un rapido e potente fuoco di artiglieria che gettava lo scompiglio tra le linee avversarie; prima che queste potessero riorganizzarsi attaccavano con armi micidiali – lanciafiamme, granate, mitragliatori – abbattendo sul nemico una tempesta di fuoco (e, infatti, in tedesco Sturm significa «tempesta»).
Niente a che vedere, però, con gli omonimi soldatini creati da Bonvi (pseudonimo del fumettista Franco Bonvicini) nel 1968 per la prima striscia giornaliera italiana di grande successo: come molti personaggi americani del fumetto, Sturmtruppen non compariva infatti su un albo, ma su un quotidiano, in questo caso Paese sera, che ne pubblicava un episodio tutti i giorni.
Nonostante il loro aspetto temibile, anche a causa del sinistro elmetto a tartaruga, particolarmente adatto per difendersi dalle schegge, i soldati di Bonvi sono infatti l’opposto dei loro ispiratori: pasticcioni, paurosi, dotati di scarsissimo spirito guerriero e con una struggente nostalgia per la vita civile, la famiglia, la fidanzata. Qualcuno li paragona ai loro colleghi statunitensi di Beetle Bailey, e in effetti tra le due serie ci sono molti punti di contatto, ma anche una grossa differenza. Beetle Bailey e i suoi commilitoni non agiscono al fronte, ma in una tranquilla caserma ben distante dalle zone di operazioni, e quando, molto di rado, utilizzano un fucile, sparano contro un bersaglio di cartone con i classici cerchi concentrici.
Le Sturmtruppen, invece, sono impegnate su un fronte particolarmente ‘caldo’, e muoiono, sanguinano, rimangono mutilate, come accade nei veri conflitti. Le loro battute suscitano il riso, anche grazie al buffo tedesco maccheronico con cui si esprimono i personaggi, ma si tratta di un riso amaro, che fa riflettere sulla stupidità e la crudeltà della guerra. Più ancora dei nemici – che non si vedono mai, ma sono, probabilmente, altrettanto sprovveduti – i soldati di Bonvi temono le decisioni stolide dei superiori, i quali li mandano verso la morte standosene bene al sicuro nelle loro baracche, magari sorseggiando champagne. In questo senso, tra le molte serie dedicate ai ‘soldati per ridere’, Sturmtruppen è senza dubbio la più educativa: chi la legge non può infatti fare a meno di desiderare che la parola guerra venga per sempre cancellata dal vocabolario.
Bonvi – scomparso nel 1995 – assomigliava un po’ ai suoi personaggi: come le Sturmtruppen, dietro un’apparenza che voleva essere temibile (amava atteggiarsi a ‘duro’) nascondeva, e neppure troppo bene, un animo estremamente gentile e generoso. Aveva raccolto attorno a sé un gran numero di amici; tra questi un gruppo di aspiranti fumettisti («i discepoli», come amava chiamarli) a cui insegnava con grande pazienza il suo variegato lavoro: non disegnava infatti soltanto le Sturmtruppen, ma molte altre serie di diverso genere come Cattivik (con Silver), Nick Carter (con Guido De Maria), Tilt (con Alfredo Castelli), Milo Marat (con Mario Gomboli).
Grazie all’aiuto di Bonvi, alcuni ‘discepoli’ sono diventati autori a loro volta: tra questi Clod (Claudio Onesti), che continua a realizzare le Sturmtruppen, e soprattutto Silver (Guido Silvestri), autore del divertentissimo Lupo Alberto, uno dei personaggi di maggior successo del nostro fumetto. Lupo Alberto, erede della grande tradizione di strisce interpretate da animali umanizzati, è l’unico eroe italiano veramente multimediale: è comparso in disegni animati, libri, videogiochi, persino in una commedia musicale, e la sua effigie ricorre su oggetti di ogni genere. Silver, a sua volta, ha creato attorno a sé un’altra scuola di disegnatori che portano avanti il suo stile e che hanno creato altri personaggi: grazie a essi il ricordo e l’opera di Bonvi continuano a vivere.