stimolazione magnetica transcranica
Tecnica di stimolazione cerebrale moderna e non invasiva, basata sul principio dell’induzione elettromagnetica: un impulso di corrente elettrica che passa attraverso una bobina di metallo (usualmente rame) genera un campo magnetico. I moderni apparecchi per stimolazione magnetica utilizzano una bobina stimolante contenente una spirale (comunemente chiamata con il termine inglese coil), che può essere appoggiata sullo scalpo ed è connessa a un condensatore. Da essa fluisce un campo elettromagnetico di elevata potenza e breve durata che attraversa i tessuti cutanei, muscolari e ossei del cranio, e raggiunge la corteccia cerebrale. Nel caso di stimolazioni prolungate, esso blocca in maniera del tutto temporanea e reversibile la funzione dell’area corticale sottostante al punto di posizionamento della bobina stimolante. Questa tecnica è stata recentemente utilizzata in laboratorio per studiare le conseguenze di una disattivazione temporanea di specifiche aree cerebrali sull’esecuzione di compiti cognitivi complessi, e quindi per conoscere meglio il ruolo funzionale di quelle aree. In ambito linguistico, questa tecnica è servita per esaminare la possibile indipendenza delle rappresentazioni mentali dei nomi e dei verbi che, secondo quanto suggerito da dati afasiologici, sarebbero prevalentemente contenute, rispettivamente, in aree temporali e frontali dell’emisfero sinistro. I risultati degli studi di stimolazione magnetica transcranica hanno mostrato che interferire con la porzione di corteccia prefrontale sinistra, in corrispondenza dell’area di Broca, comporta − in soggetti senza alcuna patologia − un’aumentata latenza nel produrre verbi in assenza di modifiche nella velocità di risposta a nomi. (*)
→ Linguaggio. Neuropsicologia del linguaggio