Apparecchio costituito da 2 elettrodi (v. fig.) a distanza regolabile, in un mezzo isolante liquido o gassoso, tra i quali s’innesca una scarica a scintilla allorché la differenza di potenziale tra di essi raggiunge un determinato valore, detto potenziale esplosivo. Tale valore dipende, a parità di distanza tra gli elettrodi, dalla rigidità dielettrica del mezzo, cioè dalla natura e dalle condizioni di quest’ultimo, nonché dalla forma degli elettrodi: a parità di altre condizioni, esso risulta minore per elettrodi appuntiti che non per elettrodi piani o sferici. Per elettrodi di forma determinata posti in un certo mezzo accade, inversamente, che la distanza massima tra gli elettrodi alla quale ancora scocca la scintilla risulta tanto maggiore quanto più alta è la tensione applicata, di modo che lo s. può essere usato per misurare differenze di potenziale di valore elevato (metodo della scintilla equivalente). Si usano a tal fine s. in aria a elettrodi sferici di dimensioni convenute (s. normalizzati); applicata agli elettrodi la tensione da misurare, si diminuisce la distanza tra essi sino allo scoccare della scintilla: dal valore di questa distanza esplosiva d (o lunghezza di scintilla equivalente) si risale poi a quello della tensione applicata V mediante apposite tabelle di conversione. Gli s., oltreché come voltmetri, sono usati anche per altri scopi, per es., negli impianti di trasmissione dell’energia elettrica, come scaricatori per la protezione dalle sovratensioni, per lo studio della scarica nei gas e, in spettroscopia, per la produzione degli spettri di scintilla.