scorta Nel linguaggio economico, giacenza. Si può parlare di s. di beni, presso i produttori e presso i consumatori, e anche di s. di moneta, presso i singoli, le banche, gli enti pubblici. Le s. di beni di consumo detenute dalle famiglie (s. familiari) dipendono dalla natura dei beni stessi, dal volume dei consumi, dal reddito familiare, dalle abitudini delle famiglie e dai prezzi presenti e futuri dei beni stessi. Le s. delle imprese possono essere di materie prime, di prodotti semilavorati e di prodotti finiti: le prime dipendono dal volume del prodotto e dalle caratteristiche del processo produttivo, dalla maggiore o minore possibilità d’approvvigionamento, dalle abitudini delle imprese e dai prezzi d’acquisto attuali e previsti del prodotto; le seconde dipendono soprattutto dal volume del prodotto finito e dalle caratteristiche del processo produttivo; le terze, in economia di scambio, sono soprattutto collegate alle decisioni imprenditoriali e all’andamento della loro domanda sul mercato interno e internazionale in relazione all’offerta, al livello dei prezzi interni e del tasso di cambio, ai costi collegati alla detenzione di scorte. Per facilitare agli imprenditori un comportamento economicamente razionale in materia di s., sono stati elaborati modelli di politica aziendale e schemi di programmazione lineare in grado di determinare il livello ottimo di s., che può non coincidere con il loro livello effettivo a causa di variazioni non previste della domanda e dell’offerta.
Nella determinazione del prodotto nazionale lordo le variazioni positive o negative delle s. coincidono con la differenza tra vendita e produzione e vanno considerate come investimento o disinvestimento. Gli investimenti in s., data la rapidità con cui il volume delle s. stesse può essere modificato, risultano la parte più instabile del prodotto nazionale lordo e più sensibile alle fluttuazioni economiche.
Per s. monetarie s’intende quella parte dei mezzi di pagamento di un paese che in un dato momento, invece di essere in circolazione, rimane presso le banche, gli enti pubblici e i privati. Soltanto le s. che rimangono presso i privati sono inattive, mentre le altre, specie quelle presso le banche, sono in gran parte impiegate produttivamente. Lo studio delle s. è indispensabile alle banche per predisporre le varie operazioni di impiego e costituire le apposite riserve in modo da salvaguardare la liquidità. I privati detengono una quantità del proprio reddito o patrimonio sotto forma monetaria (➔ liquidità) sia per transazioni correnti, personali o d’affari sia per fronteggiare imprevisti, sia ancora per motivi speculativi. Come per le s. di beni la loro variazione è inversa a quella della velocità di circolazione, in questo caso della moneta: l’aumento delle s. provoca quindi diminuzione della quantità di moneta offerta sul mercato e degli investimenti con effetti depressivi sull’attività economica e sui prezzi. L’effetto delle s. monetarie dei privati, nel loro valore reale o effettivo potere d’acquisto, è stato studiato da A.C. Pigou (cosiddetto effetto di Pigou o real balance effect) il quale ha messo in luce come un diffuso rialzo o ribasso dei prezzi diminuisca o aumenti la capacità di acquisto delle s. stesse. Il ridimensionamento delle s., divenute insufficienti o eccessive, provoca contrazione o accrescimento della domanda dei beni o servizi di consumo e per questo D. Patinkin ha ritenuto opportuno includere in modo sistematico le s. monetarie tra i fattori che determinano la domanda di beni e di servizi da parte degli individui.