Ecclesiastico e uomo politico (Castello di S. Lucido, Calabria, 1744 - Napoli 1827). Su incarico del re Ferdinando IV riconquistò il Regno di Napoli (1798) dopo l'invasione napoleonica, sfruttando l'insurrezione sanfedista dei contadini.
Fu chierico di camera di Pio VI, e poi tesoriere generale della Camera apostolica. I suoi provvedimenti contro il vincolismo economico per la concessione in enfiteusi di beni camerali e per la bonifica delle Paludi Pontine gli attirarono l'ostilità di grandi appaltatori e feudatari; Pio VI cedette togliendogli l'incarico, ma lo creò cardinale (1791). Tornato a Napoli, ebbe l'intendenza della colonia di agricoltori e di operai di San Leucio presso Caserta. Nel dic. 1798, in seguito all'invasione francese, seguì Ferdinando IV in Sicilia, ma due mesi dopo, avuti dal re i poteri dell'alter ego, con sette uomini, senza denaro e senza armi, sbarcò in Calabria e, alla guida di molte migliaia di uomini (le cosiddette "bande di santa fede") iniziò la riconquista del Regno di Napoli. Seppe sfruttare con grande energia e abilità l'insurrezione antigiacobina dei contadini, nella quale la fedeltà al trono e alla religione si intrecciava con il rancore sociale contro i borghesi proprietari e l'oppressione feudale. Accompagnato dagli eccessi e dalle devastazioni delle bande sanfediste e dei briganti, giunse a Napoli, che riuscì a prendere dopo accanita resistenza dei patrioti repubblicani; a questi R. concesse onorevoli condizioni di resa, ma tali patti furono violati dai sovrani di Napoli e da H. Nelson. Egli si appartò allora dalla vita politica. Fu a Parigi durante l'Impero napoleonico e a Napoli durante la Restaurazione, dedicandosi a studi di arte militare, di economia e di agricoltura.