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Andò, Roberto

di Bruno Roberti - Enciclopedia on line
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Bruno Roberti

Andò, Roberto. – Regista cinematografico e teatrale, scrittore, sceneggiatore italiano (n. Palermo 1959). Esponente significativo della generazione di registi affermatisi negli anni Novanta il cui profilo creativo si è espresso tanto nel cinema quanto nel teatro e nella letteratura. La riflessione intellettuale, la tensione civile, la predilezione per le atmosfere ambigue, metafisiche da un lato e dai risvolti noir e psicanalitici, dall’altro, hanno caratterizzato il suo lavoro cinematografico. Abile costruttore di climi rarefatti, ma solidamente inscritti nell’intrigo narrativo e nella suspense psicologica, A. con i suoi film è riuscito a esprimere in uno stile elegante e colto, interrogativi esistenziali, politici, filosofici. Molto di ciò gli deriva da una formazione sia letteraria sia cinematografica in cui ha maturato e messo a frutto la lezione di alcuni maestri incontrati agli inizi della sua carriera. Dopo aver intrapreso studi di filosofia, ha effettuato il suo apprendistato nel cinema tra Roma e la sua Sicilia. Qui l’incontro con un mentore come L. Sciascia è stato decisivo. Accanto a lui, A. ha affinato la sua visione del mondo, della società, dell’uomo, e anche di quella ‘metafora’ che è l’isola natia, microcosmo e punto di osservazione spesso presente nel suo lavoro, coniugando l’esplorazione delle sue radici culturali con un più ampio respiro intellettuale di matrice europea, che si riflette anche nella scelta di cast, e spesso di ambientazioni, internazionali per i suoi film. Tuttavia la frequentazione come aiutoregista dei set di grandi del cinema americano, come Cimino e Coppola, o italiano, come Fellini e Rosi (di cui è diventato amico e cui ha dedicato nel 2002 un ritratto filmato, Il cineasta e il labirinto, che si è aggiunto ad altri lavori video dedicati ad artisti quali R. Wilson o H. Pinter, nel 1994 e nel 1998), ha certamente contribuito allo sviluppo della particolare visione che sottende i suoi lavori, in cui con abilità il realismo si intreccia con un forte senso del mistero e del fantastico. Questa cifra appare evidente sin da Diario senza date (1995, diventato poi nel 2008 un libro), la sua opera prima in forma di film-saggio, misto di finzione e documento, da cui emerge l’‘arcano’ di una città-simbolo come Palermo. Inevitabile e conseguente la successiva esplorazione dell’universo esistenziale e letterario di Tomasi di Lampedusa con il successivo Il manoscritto del principe (2000) in cui si raccontano la genesi e l’eredità di un libro-chiave del Novecento come Il Gattopardo. Sono seguiti due film che possono considerarsi un dittico, in forma di ‘mistery’ esistenziale, sui temi dell’identità e dell’ambiguità tra vero e falso, dell’irruzione del passato nel presente, dei rapporti familiari irrisolti, dei segreti della mente o della scrittura (i protagonisti sono rispettivamente uno scrittore e uno psicoanalista): Sotto falso nome (2004, con D. Auteuil, A. Mouglalis e G. Scacchi) e Viaggio segreto (2006, liberamente tratto dal romanzo The Reconstructionist di J. Hart, pubblicato nel 2002) e nel quale compare come coprotagonista il cineasta E. Kusturica. Ancora i segreti dell’identità e i labirinti della finzione sono al centro di Viva la libertà (2013, David di Donatello per la miglior sceneggiatura, Premio Efebo d’Oro Cinema e Narrativa, tratto dal romanzo dello stesso A., Il trono vuoto, Premio Campiello opera prima), ma questa volta l’impianto è quello classico (goldoniano e pirandelliano) della commedia centrata sullo scambio di persona, i cui riverberi drammatici diventano però epitome della ‘recita politica’ di un’Italia, e di una sinistra, che sembrano aver perso l’anima. I due gemelli protagonisti (un politico che abbandona tutto e fugge a Parigi sul set di un film inseguendo una donna e suo fratello internato in una casa di cura, che lo sostituisce sulla scena pubblica, interpretati da un grande Servillo) e la loro diversa ‘follia’ sono metafora della dicotomia tra esercizio del potere e scatenamento della libertà. In Le confessioni (2016) i motivi del segreto e del potere si riflettono nell’emblematica e algida ambientazione in un albergo esclusivo immerso nella natura, in cui i ministri dell’economia dei Paesi più sviluppati si danno convegno per un G8 e dove, come un visitatore misterioso, un vero ‘angelo sterminatore’, si aggira un frate certosino (ancora Servillo in una prova di sottigliezza recitativa magistrale) che terrà in scacco i potenti. Anche in questo caso significative sono nel film le allusioni letterarie congeniali ad A. (Borges, Sciascia, Dürrenmatt). L’attività teatrale di A. si è negli anni divisa tra prosa e lirica, affrontando testi di scrittori del Novecento e contemporanei come J. Genet, Pinter, M. Crimp, Y. Reza, T. Ben Jelloun, P. Auster, E. Canetti, Calvino, A. Zanzotto, L. Piccolo, A.M. Ortese, oppure costruendo drammaturgie ispirate a scrittori siciliani come Sciascia o Consolo, o a compositori come A. Webern, collaborando con musicisti, attori, artisti come N. Sani, D. Abbado, M. Ovadia, F. Pennisi, G. Sollima, M. Betta o mettendo in scena grandi opere di Mozart, Wagner, Rossini, Ravel, Bartók. Da tutto ciò è emersa la vocazione poliedrica e la raffinatezza culturale di A., che si è andata traducendo in varie forme, tutte accomunate dalla riflessione intellettuale e dagli interrogativi civili e filosofici. Tra i suoi lavori più recenti occorre citare In attesa di giudizio (2017), pièce che riflette su significanti e significati che l’uomo ha attribuito alla giurisprudenza, Una storia senza nome (2018), presentato fuori concorso alla 75a edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, e La stranezza (2022, Nastro d'argento 2023 come film dell'anno e David di Donatello 2023 per la miglior sceneggiatura originale). Nel 2020 l'artista è tornato alla narrativa con il romanzo Il bambino nascosto, da cui l'anno successivo ha tratto l'omonimo film, mentre è del 2023 la regia teatrale di Ferito a morte di R. La Capria.

Vedi anche
Placido, Michele Attore e regista italiano (n. Ascoli Satriano, Foggia, 1946). Diplomatosi all'Accademia d'arte drammatica di Roma, ha recitato in teatro, nel 1969, nella trasposizione dell’Orlando furioso di L. Ronconi. Passato presto al cinema, ha raggiunto una certa popolarità nella prima metà degli anni Settanta ... Francesco Pennisi Compositore italiano (Agrigento 1934 - Roma 2000). Studiò con Robert W. Mann e fu tra i fondatori di Nuova Consonanza, associazione per la promozione della musica contemporanea. Partendo da esperienze seriali e aleatorie, P. si espresse poi attraverso una scrittura raffinata, di nitida essenzialità. ... Vincenzo Cònsolo Scrittore italiano (Sant'Agata di Militello 1933 - Milano 2012); ha pubblicato libri fedeli a un ideale di raffinato manierismo narrativo che utilizza e in parte supera la lezione di Gadda. Usciti a più di dieci anni di distanza uno dall'altro, La ferita dell'aprile (1963), Il sorriso dell'ignoto marinaio ... Francesco Ròsi Regista e sceneggiatore cinematografico italiano (Napoli 1922 - Roma 2015). Dapprima giornalista, attore, poi aiuto regista e collaboratore alla regia, ha girato il suo primo film nel 1958 conquistando l'attenzione della critica e del pubblico per le qualità espressive e narrative della sua opera. La ...
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Vocabolario
-ando
-ando [lat. -andus, desinenza del gerundivo lat. della coniug. in -are, usato come agg.]. – Suffisso derivativo presente in agg. principalmente di origine lat. esprimenti l’obbligatorietà, la necessità, l’imminenza di quanto espresso dal...
robèrta
roberta robèrta agg. f. [dal nome di san Roberto (v. roberziana)]. – Erba r., altro nome della cicuta rossa.
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