risorse idriche
risórse ìdriche locuz. sost. f. pl. – L'acqua, risorsa basilare e prioritaria, bene comune dell'umanità, ha acquisito anche un interesse economico tale da essere paragonata a un bene di consumo e di mercato. Alla crisi idrica che coinvolge molte popolazioni che vivono nei paesi a basso reddito si affianca una scarsità di risorse in quelli più sviluppati che – a causa di politiche ambientali discutibili e della crescita demografica – si stanno trasformando in aree a stress idrico o con scarsità idrica. Pur prelevando soltanto circa il 7% delle r. i. rinnovabili, la popolazione mondiale si trova di fronte a un allarme idrico. Il motivo principale è da imputarsi alla difficoltà di accedere alle risorse disponibili, difficoltà condizionata sia dalla loro distribuzione non uniforme sia da alcuni fattori fra loro concatenati: la crescita demografica; la povertà e gli alti investimenti necessari ad accedere a r. i. sicure; l’ambiente (clima e inquinamento); i conflitti per il controllo dell’accesso alle risorse (v. risorse idriche, controllo delle); le scelte politiche e tecnologiche. Infine, non si devono dimenticare gli interessi privati che si sono indirizzati sulle risorse accessibili. La distribuzione delle r. i. rinnovabili non è omogenea, in particolare se ci si riferisce alle aree più densamente popolate (fig. 1). Tredici paesi detengono il 64,5% delle r. i. mondiali rinnovabili: Brasile (14,9%), Russia (8,2%), Canada (6%), Stati Uniti (5,6%), Indonesia (5,2%), Cina (5,1%), Colombia (3,9%), India (3,5%), Perù (3,5%), Congo (2,3%), Venezuela (2,2%), Bangladesh (2,2%), Myanmar (1,9%). Circa un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile, mentre circa 2,6 miliardi di persone soffrono di carenze sanitarie a causa della scarsità e della cattiva qualità dell’acqua (United Nation World water development report 2012). Nel 2002 il Committee on economic, social and cultural rights (CESCR) delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’accesso ad adeguate quantità di acqua potabile per uso personale e domestico è un diritto fondamentale per tutta la popolazione mondiale. L’accesso all’acqua è un diritto umano indispensabile per condurre una vita dignitosa ed è un prerequisito per la realizzazione di altri diritti, inclusi quelli per la salute, la casa e il cibo. Tali principi sono stati ulteriormente ribaditi nel 2012 sia all’Earth summit Rio+20 sullo sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro) sia al 6th World water forum (Marsiglia). Nel programma delle Nazioni Unite, Agenda 21, dedicato allo sviluppo sostenibile nel 21° sec., i governi concordano che, nell’estrazione e nell’uso delle r. i., la priorità deve essere diretta a rispondere ai bisogni primari e alla salvaguardia dell’ecosistema.
Crescita demografica e domanda idrica. – La popolazione mondiale nel 2009 era stimata pari a 6,8 miliardi di persone e si ritiene che nel 2050 possa aumentare fino a 9,1 miliardi. Con riferimento ai Millennium development goals (v. millennio, obiettivi del), uno degli obiettivi è di dimezzare per il 2015 il numero di persone nel mondo prive di accesso all’acqua potabile. La crescita demografica svolge un ruolo importante sull’incidenza dello stress idrico di un Paese, basato sulle r. i. rinnovabili disponibili per ogni persona in un anno. Si considera adeguata una quantità di acqua in grado di prevenire la disidratazione, ridurre il rischio di malattie e provvedere al consumo quotidiano, destinato sia a scopi alimentari sia all’igiene personale e domestica. La situazione è considerata accettabile se la disponibilità annua per abitante è maggiore di 1700 m3, mentre non lo è se la disponibilità è compresa tra 1000 e 1700 m3. Le risorse sono definite scarse se comprese tra 500 e 1000 m3, e assolutamente scarse se inferiori a 500 m3. Tra i paesi (o territori) più poveri d’acqua (fig. 2) figurano: Kuwait (10 m3/anno per abitante), Striscia di Gaza (52 m3), Emirati Arabi Uniti (58 m3), Bahama (66 m3), Qaṭar (94 m3), Maldive (103 m3), Libia (113 m3), Arabia Saudita (118 m3), Malta (129 m3) e Singapore (149 m3). I più ricchi d’acqua, invece, sono: Guiana francese (812.121 m3/anno per abitante), Islanda (609.319 m3), Guiana (316.689 m3), Suriname (292.566 m3), Congo (275.679 m3), Papua Nuova Guinea (166.563 m3), Gabon (133.333 m3), Isole Salomone (100.000 m3), Canada (94.353 m3) e Nuova Zelanda (86.554 m3). L’Italia si classifica al 107° posto, con 3325 m3/anno per abitante. Il concetto di scarsità di r. i. può anche essere associato a difficoltà di accesso all'acqua non determinata da limiti nella disponibilità della risorsa ma da vincoli istituzionali, finanziari ed economici (v. risorse idriche, accesso e gestione economica delle). Le limitazioni nella disponibilità fisica delle r. i. sono tipicamente descritti in termini di stress idrico (v. risorse idrche, sovrasfruttamento e stress ambientali delle). Riguardo ai consumi domestici, condizioni accettabili di vita comportano la disponibilità di non meno di 40 l d’acqua al giorno per ogni essere umano (secondo il parametro della World health organization, WHO): nel mondo si passa dai 425 l/g per un abitante degli Stati Uniti ai 10 l/g per uno del Madagascar (237 l/g in Italia). In questo ambito, in prospettiva, le aree più a rischio saranno quelle urbane, in quanto la forte crescita demografica sarà difficilmente bilanciata dall’estensione dei servizi di distribuzione di acqua potabile. Data la tendenza all’urbanizzazione, che si prevede porterà circa il 69% della popolazione mondiale a vivere nelle città nel 2050 (era il 50% nel 2009), le reti di distribuzione delle grandi città, dimensionate per un numero di abitanti più contenuto, dovranno essere potenziate con alti costi di investimento e i prelievi acuiranno il pericolo di un eccessivo sfruttamento delle risorse idriche. Il settore più a rischio rimane l’agricoltura, soprattutto nei paesi a basso reddito, che dipendono in massima parte dalla produzione agricola per il proprio sostentamento. L’International food policy research institute (IFPRI) prevede che, agli attuali tassi di crescita demografica e di consumo idrico, entro il 2025 il fabbisogno di acqua aumenterà di oltre il 50% e gli agricoltori saranno i più colpiti, in particolare nei paesi a basso reddito, dove i raccolti dipendono molto più direttamente da sistemi di irrigazione ad alto consumo d’acqua rispetto all’America Settentrionale o all’Europa. La rapida crescita demografica sta condizionando la disponibilità di r. i. soprattutto nei paesi sotto la soglia di criticità (<1000 m3/abitante). Si stima che nel 2025 saranno circa 3 miliardi le persone a rischio, principalmente nelle aree subsahariane (dove dall’attuale 30% di popolazione senza accesso all’acqua si passerà all’80%), nel Medio Oriente e nell’Africa settentrionale (con una riduzione del 25% di persone che avranno acceso all’acqua), in Cina e India (in particolare nelle aree urbane). È evidente la correlazione tra domanda di acqua e produzione di cibo, e quindi crescita demografica, in quanto, mediamente, la produzione di cibo per una famiglia richiede 70 volte la quantità di acqua utilizzata per uso domestico: si stima occorrano per produrre 1 kg di carne, 1 kg di riso e 1 kg di pane, rispettivamente 15.000 l, 3500 l e 1000 l di acqua.